Debito emergente a rischio con nuovi rialzi dei tassi Usa?

PICTET: OCCHIO AL DEBITO CORPORATE EMERGENTE

Il debito complessivo di emittenti dei mercati emergenti “è cresciuto significativamente dalla crisi finanziaria del 2008, per raggiungere il picco del 186% del Pil nel primo trimestre del 2017”. Lo segnala Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet, facendo notare come tale crescita sia stata guidata, in particolare, “dal debito corporate, che rappresenta più della metà del debito totale”.

INCREMENTO DEBITO METTE MERCATI A RISCHIO?

Nonostante il livello assoluto di indebitamento dei paesi emergenti sia di molto inferiore a quello dei paesi sviluppati, ricorda Zweifel, la storia insegna che ciò che conta di più non è il valore assoluto ma il tasso di variazione e questo porta l’economista di Pictet a chiedersi se i mercati emergenti stiano avvicinandosi ad una nuova crisi trainata dal debito, dopo una crescita del debito “così consistente” e dato l’imminente inasprimento delle politiche monetarie negli Usa.

LA CINA HA DEBITO IN ECCESSO SUL MERCATO

Al momento, tuttavia, non sembra che alcun mercato, Cina esclusa (dove però non ci si attende una crisi), viva una situazione di debito in eccesso sul mercato (“debt gap”) vicino o superiore alla soglia del 10%. L’eccesso di debito diventa più grave in presenza di deficit di partite correnti, che portano il paese a finanziare il debito ricorrendo ai mercati esteri. Tuttavia confrontando le condizioni attuali dei paesi emergenti che presentano un deficit delle partite correnti con la situazione del 2013, nota l’esperto, “si nota un ampio miglioramento nei fondamentali, che rende tali paesi meno vulnerabili all’aumento dei tassi Usa”.

LA TURCHIA HA UN ALTO DEFICIT DI PARTITE CORRENTI

Ci sono tuttavia delle eccezioni come la Turchia, “che ha ancora un deficit delle partite correnti elevato (5,3% del Pil) e un’inflazione altrettanto elevata (superiore al 10% annuo)”. Nel complesso però non appare probabile che i mercati emergenti debbano subire una pesante correzione con l’ulteriore incremento dei tassi Usa. Facendo dunque la dovuta attenzione, l’investimento in debito di emittenti dei paesi emergenti non sembra correre il rischio di produrre particolari sorprese negative nei prossimi trimestri.

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