Ottobre chiude senza danni per gli indici della borsa di Milano

PIAZZA AFFARI, OTTOBRE CHIUDE A +0,4%

Ottobre tra alti e bassi è terminato in frazionale rialzo per Piazza Affari: mezzo punto a fine mese, pari a poco più di un decimo rispetto al +4,7% messo a segno nel mese di settembre. Si è pur tuttavia trattato del quarto mese consecutivo di rialzo per il listino di Piazza Affari, che ha apprezzato le conferme del risveglio dell’economia italiana, ma non sembra aver tratto particolare giovamento dal prolungamento sino a settembre 2018, ma a ritmi dimezzati, del quantitative easing della Bce.

S&P GLOBAL RATINGS RIPORTA A “BBB” GIUDIZIO SULL’ITALIA

Proprio la Bce con la pubblicazione delle nuove linee guida per l’ammortamento dei crediti deteriorati ha pesato sull’andamento dei titoli bancari, anche se la decisione di S&P Global Ratings di migliorare il rating della Repubblica Italiana a “BBB/A-2” con outlook stabile e poco dopo su 11 istituzioni finanziarie italiane (tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit), ha consentito di rallentare il calo sul finale. Bper Banca ha comunque chiuso il mese in rosso del 17,5%, Banco Bpm del 14,5% e lo stesso Unicredit dell’8,5%.

VOCI DI PERPLESSITA’ BCE SU CESSIONE NPL UNICREDIT

Sull’istituto guidato da Jean-Pierre Mustier hanno anche pesato a fine mese le voci di perplessità da parte della Bce in merito alla cessione del portafoglio da 17,7 miliardi di euro di Npl di valore nominale. Il sospetto di Eurotower riguarderebbe il prezzo di cessione degli Npl ed in particolare la possibilità che le commissioni che Unicredit ha accettato di pagare a Pimco e Fortress (gli acquirenti del portafoglio) abbiano contribuito a gonfiare il prezzo di cessione degli asset in questione.

PIU’ CHE MUSTIER A PREOCCUPARSI SONO GLI ALTRI BANCHIERI

La mossa ha sorpreso più di un operatore, perché il prezzo pagato per gli Npl di Unicredit è stato mediamente pari al 13% del loro valore di libro, al di sotto del 21% medio registrato per operazioni analoghe sul mercato italiano, mentre un’analisi di Banca d’Italia aveva segnalato come il valore di equilibrio (fair value) di tali asset potesse essere superiore al prezzo di cessione e pari al 16%. Un’eventuale rivalutazione a un prezzo più basso non dovrebbe tuttavia avere un impatto significativo sul bilancio di Unicredit (Breakingviews stima non oltre i 600 milioni di euro), ma potrebbe pesare sull’intero comparto bancario italiano, ancora oberato da 1775 miliardi di crediti deteriorati, circa un quarto del totale di tutta Eurolandia.

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