Sul premio per il rischio pesano più le parole che acquisti Bce

DEUTSCHE AM, IMPROBABILE AUMENTO SPREAD

Una nota di Deutsche Asset Management (la divisione di asset management del gruppo Deutsche Bank) evidenzia stamane come la prossima riduzione degli acquisti mensili di bond sul mercato da parte della Bce, annunciata la scorsa settimana, “è improbabile che si traduca in un aumento degli spread” pagati dagli emittenti periferici sui propri titoli rispetto ai titoli di emittenti “core” come la Germania.

LE PAROLE HANNO PESATO PIU’ DEI FATTI

“La minore domanda di operazioni di acquisto da parte della banca centrale potrà portare maggiori rendimenti e premi di rischio, il che a sua volta potrebbe mettere a repentaglio una ripresa economica ancora fragile?” si chiedono infatti gli esperti, che però rispondono: “ne dubitiamo”. Guardando infatti ai movimenti del premio per il rischio “sembra che sui mercati obbligazionari abbia avuto più effetto la comunicazione della Banca centrale europea rispetto agli effettivi acquisti”.

DAL 2015 SPREAD SI MUOVONO LATERALMENTE

Tra il 2010 e il 2012, notano gli analisti, i premi per il rischio sono infatti aumentati, nonostante gli interventi della Bce sul mercato, mentre dopo la famosa dichiarazione del presidente Mario Draghi che l’istituto era pronto “a fare tutto ciò che serve” (“whatever it takes”), gli spread sono sensibilmente diminuiti, senza che la Bce abbia dovuto spendere un centesimo in titoli sovrani. Paradossalmente nel 2015, quando la Bce è tornata a comprare nuovamente titoli sovrani (anche se per ragioni diverse rispetto al 2010), gli spread hanno cominciato a muoversi lateralmente e a volte si sono persino nuovamente ampliati.

MIGLIORAMENTO FONDAMENTALI AIUTA SUD EUROPA

“Il succo del discorso? – concludono gli analisti di Deutsche AM – Quando si parla di politica monetaria, le parole sembrano spesso più importanti delle azioni. Inoltre, il miglioramento dei fondamentali e dei rating sta dando un ulteriore sostegno al buon andamento delle obbligazioni italiane, spagnole e portoghesi”, che dunque non dovrebbero subire eccessivi traumi dalla riduzione del ritmo mensile di acquisti da parte della Bce.

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