Banche: dopo Carige tocca al Creval chiedere soldi al mercato

Banca Carige tira il fiato

Banca Carige sale del 5% col titolo che si riporta sugli 1,05 centesimi di euro con quasi 1,5 miliardi di azioni scambiate, dopo che nella prima fase dell’aumento di capitale sarebbero stati sottoscritti, come ampiamente previsto, circa i due terzi del controvalore proposto, ossia 331 milioni di euro su 500 milioni, cifra cui vanno sommati altri 45 milioni di euro versati da Unipol, Intesa Vita e Generali nell’ambito della tranche riservata da 60 milioni per i detentori di bond “senior”.

Analisti apprezzano esito aumento

A questo punto si procederà alla vendita dei diritti inoptati, poi interverranno gli accordi di co-garanzia di prima allocazione siglati da Equita Sim che dovrebbero valere altri 120 milioni. In questo modo anche se non giungessero ulteriori adesioni l’inoptato finale di cui si dovrebbero far carico i co-global coordinator ( Barclays, Credit Suisse e Deutsche Bank) sarebbe solo di una cinquantina di milioni. Ma se l’istituto guidato da Paolo Fiorentino può tirare un sospiro di sollievo, avendo rispettato le richieste della Bce, come sottolineano anche gli analisti di Banca Akros in una nota, per il comparto bancario italiano lo scenario non è ancora sgombro di rischi.

Ora tocca al Credito Valtellinese

Entro un paio di mesi, infatti, dovrà chiedere 700 milioni al mercato il Credito Valtellinese (Creval), la cui capitalizzazione vale oggi attorno ai 140 milioni di euro. Il titolo al momento è sospeso al ribasso dopo un ultimo scambio a 1,17 euro (-11,2% teorico) dopo la notizia del taglio del merito di credito della banca da parte di Fitch Ratings da “BB-” a “B-” che gli analisti hanno giustificato proprio con l’attesa dell’aumento di capitale finalizzato ad accelerare la pulizia di bilancio, attraverso cessioni di 2,1 miliardi di crediti deteriorati in parte assistiti da garanzie pubbliche (Gacs).

Fitch mette le mani avanti, taglia rating

Nella sua nota Fitch sottolinea il previsto indebolimento delle condizioni della banca alla luce delle perdite attese con le vendite degli Npl, perdite che l’istituto coprirà oltre che con la ricapitalizzazione con altre iniziative di rafforzamento patrimoniale (in particolare col taglio dei costi operativi per 63 milioni entro il 2019, attraverso tra l’altro la chiusura di 88 filiali e la gestione di 400 ulteriori esuberi).

Se aumento non riesce Creval rischia fallimento

Solo se “le annunciate operazioni verranno concluse con successo, il che si tradurrebbe in una migliore qualità degli asset e migliori prospettive di redditività”, il merito di credito di Creval potrebbe nuovamente essere migliorato per Fitch, altrimenti “aumenterebbe, a nostro avviso, il rischio di fallimento della banca data la sua più limitata flessibilità finanziaria”. Purtroppo il rischio esecuzione dell’aumento e delle operazioni di cui sopra appare agli analisti molto elevato e questo lascia presagire come minimo un ulteriore sensibile aumento della volatilità sul titolo.

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