Gli 8 temi del 2018 per mercati di Frontiera ed Emergenti

A cura di East Capital

Nel nostro outlook dello scorso anno sostenevamo che 2017 sarebbe potuto essere l’anno in cui i mercati emergenti avrebbero cominciato a sovraperformare quelli sviluppati, dopo sei anni di sottoperformance. La realtà, alla fine, ha superato anche le nostre aspettative già relativamente ottimistiche. Guardando al futuro, riteniamo che la nostra tesi centrale sulla crescita, il valore e il rendimento resti intatta.

Guardando al contesto in generale, restiamo convinti che l’azionario appaia come l’asset class più interessante per il 2018. Un’inflazione in crescita in tutto il mondo sviluppato dovrebbe essere un forte catalizzatore per un passaggio all’azionario. Nell’Eurozona, il 40% del debito governativo offre rendimenti nominali negativi e un decennale francese offre lo 0,6%. Un aumento anche di 30 punti base dell’inflazione avrebbe un impatto significativo sull’attrattività di queste obbligazioni, e perciò ci attendiamo che il crescente rumore riguardo alla ripresa dell’inflazione potrebbe portare gli investitori a rivalutare le proprie posizioni.

In questo contesto, evidenziamo 8 temi centrali che ci aspettiamo caratterizzeranno il prossimo anno, sia per East Capital sia per i mercati nel loro complesso.

1. Finalmente, un po’ di ottimismo sugli utili!
Il 2017 rappresenta il primo anno dal 2011 in cui abbiamo assistito a revisioni al rialzo durante tutto l’anno, un trend che nelle stime degli utili per azione del 2018 è ancora più pronunciato e dove la crescita del 13,9% è altamente visibile. In più, se guardiamo attentamente alla composizione di questa crescita possiamo vedere come aumenti il differenziale tra le vecchie e le nuove economie, con le grosse società a partecipazione statale spesso (ma non sempre) lasciate indietro e le piccole ma dinamiche società private che raccolgono lo scettro della crescita. Secondo le stime della CICC, in Cina la crescita degli utili per le società della new economy dovrebbe essere del 23,1% nel 2018, rispetto al 13,4% di quelle della old economy.

2. La rivoluzione tecnologica
Ci aspettiamo che la rivoluzione tecnologica continui ad accelerare nel 2018, con le società leader del settore che continuano ad innovare ad un ritmo impressionante. Per esempio, abbiamo recentemente incontrato il gigante tecnologico russo Yandex che ci ha mostrato come stiano sviluppando un sistema di intelligenza artificiale che possa fisicamente acquistare e rivendere automobili ovunque riscontri possibilità di arbitraggio. Infatti, moltissime delle società più innovative che stanno lavorando con l’intelligenza artificiale si trovano nei mercati emergenti.

3. La ciclicità dei mercati emergenti è in calo
Gli investitori spesso pensano all’azionario emergente come focalizzato su società statali inefficiente, di solito nell’industria estrattiva. Tuttavia, il settore più ampio al momento è quello IT (28,3%). Infatti, guardando ai dati sul debito governativo appare evidente che il problema della leva sia più che altro inerente al mondo sviluppato, dove il rapporto debito-Pil è aumentato in maniera costante dal 2007, laddove nei mercati emergenti la leva è rimasta relativamente invariata e il rapporto è ancora meno della metà di quello dei mercati sviluppati. Sul lato valutario, il ridotto deficit del conto corrente e la minor porzione che rivestono le commodity ci porta ad attenderci una minor volatilità delle valute rispetto a cinque anni fa. Tuttavia, non escludiamo che alcune valute come la Lira turca o il Rand sudafricano possano confermarsi volatili. Infine, l’aggiunta delle classi azionarie e di paesi negli indici emergenti dovrebbero aiutare un’ulteriore diversificazione e, pertanto, ridurre la volatilità.

4. Azionisti attivisti
Rispetto a 10 anni fa, adesso è stato compreso in maniera quasi universale che bassi standard di corporate governance e la noncuranza degli interessi degli azionisti di minoranza porta a uno sconto in termini di valutazioni. Oggi vediamo che le società percepiscono una pressione derivante dalle pratiche dei competitor nello sviluppare questi aspetti, e ci domandano specifiche raccomandazioni su come migliorare il loro rating nel nostro modello ESG proprietario, che si concentra proprio su queste dinamiche, così come su altri fattori sociali e ambientali significativi e rilevanti. Anche nel 2018 continueremo ad approntare mirate azioni di engagement laddove percepiamo di poter realmente apportare valore.

5. Opportunità uniche nei mercati di frontiera
Abbiamo creduto a lungo che alcune delle più intriganti e ignote storie di crescita secolare possono essere scovate nei mercati di frontiera. I Paesi che preferiamo tra quelli di frontiera sono quelli con popolazioni ampie e dinamiche e governi riformisti. Argentina ed Egitto sono buoni esempi in cui le riforme economiche hanno portato alla libera fluttuazione del tasso di cambio e la rimozione di talune politiche populiste che danneggiano il budget. Nonostante le reazioni iniziali positive in entrambe i mercati alle riforme, pensiamo di trovarci all’inizio di due grandi storie di lungo termine che dovrebbero acquisire slancio nel 2018 grazie anche alla crescita della consapevolezza da parte degli investitori.

6. Scegliere i “vincitori”
In essenza, ci concentriamo sullo scegliere le società meglio posizionate per poter accrescere gli utili in maniera sostenibile nel medio termine. Per noi è anche cruciale che le valutazioni siano ragionevoli e che la struttura di governo societario appaia affidabile. In tutto il mondo vediamo importanti differenze, sia in termini fondamentali sia di performance dei prezzi azionari, tra società relativamente simili dello stesso settore o paese: in Cina, per esempi, abbiamo visto Baidu sottoperformare in maniera drastica omologhi come Alibaba e Tencent, per via del più debole posizionamento di mercato e di un ecosistema con senza un chiaro focus strategico. In Argentina il nostro titolo preferito del settore bancario, Grupo Supervielle ha sovraperformato i giganti dell’indice come BBVA Argentina e Banco Marco, grazia alla decisione della società di mettere a bene a frutto i proventi degli aumenti di capitale per aumentare gli utili nei primi nove mesi del 104%, in forte contrapposizione con BBVA Argentina (-20% nello stesso periodo).

7. Fluttuazioni dei tassi di interesse
In primo luogo, i tassi di interesse reali nei mercati emergenti restano elevati, un fattore che dovrebbe essere di supporto alle valute con il carry trade che resta interessante per la “ricerca di rendimento”. Ancora più importante, in certi paesi come la Russia ci aspettiamo che il taglio dei tassi stimoli i prestiti e di conseguenza la crescita. Alcune delle nostre posizione dovrebbero essere esposti a questa dinamica, come le imprese di costruzioni. I cicli dei tassi nei mercati sviluppati, in particolare gli Stati Uniti, tendono a portare a una sottoperformance degli emergenti e riteniamo che questo possa rappresentare un rischio per il 2018.

8. Geopolitica
Sfortunatamente, dobbiamo continuare ad attenderci l’inattendibile per il 2018. All’inizio del 2017 chi avrebbe potuto predire il contesto volatile e snervante che vediamo attualmente nel Medio Oriente? Perciò vediamo i rischi geopolitici come nettamente polarizzati in maniera negativa, e ogni sorta di tangibile sviluppo negativo in Corea del Nord, in Medio Oriente o altrove potrebbe portare ad ampi movimenti negativi di prezzo. Una ragione è che nel mondo odierno di Trump la geopolitica può rapidamente impattare il commercio e gli investimenti. Sul fronte politico, seguiamo da vicino le possibili ulteriori riforme sul fronte dell’offerta in Cina in seguito al 19° Congresso del partito comunista cinese, così come ulteriori implementazioni delle norme per la protezione ambientale.

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