Neuberger Berman: small cap Usa, attenti a non esagerare

Riforma fiscale ha fatto volare le small cap Usa

L’elezione a sorpresa di Donald Trump alle presidenziali 2016 ha portato con sé un’ondata di ottimismo, attribuendo alla nuova amministrazione pro-crescita e pro-business la capacità di tenere ancora in vita la lunga fase rialzista imboccata dal mercato azionario americano. Lo ricordano gli esperti di Neuberger Berman nella loro ultima newsletter.

Afflussi in crescita per i titoli del Russell 2000

Gli esperti americani notano anche come in molti abbiano hanno pensato “che i titoli small cap statunitensi, in virtù della loro vocazione nazionale e delle aliquote fiscali effettive relativamente elevate (l’aliquota mediana è pari al 32% per i titoli del Russell 2000, contro il 21% introdotto dalla riforma, ndr), fossero in una posizione particolarmente vantaggiosa per beneficiare della riforma fiscale, uno dei cavalli di battaglia dell’agenda repubblicana”. Secondo questa interpretazione, l’entusiasmo si sarebbe riflesso nei dati relativi ai flussi di capitale (che in effetti sono cresciuti in questi mesi, ndr), che a partire dalla crisi finanziaria hanno condizionato le performance del segmento small cap.

Strategia passive hanno premiato tutti

“Pur sentendoci di affermare che l’acquisto di un’esposizione al segmento small cap mediante strategie d’investimento che replicano passivamente i benchmark non è quasi mai l’approccio ottimale, riteniamo si tratti di una strategia del tutto inefficace per gli investitori che si prefiggono di sfruttare il potenziale impatto del piano fiscale su questo segmento di mercato”. Infatti, se c’è un punto che è stato del tutto trascurato in quest’ultima corsa alle strategie small cap passive “è che la nuova aliquota fiscale avvantaggerà solo le aziende che pagano le tasse, e ciò significa che una grossa fetta del Russell 2000 ne è tagliata fuori”.

La riforma beneficerà solo chi genera utili

Ora: poiché le strategie d’investimento passive non fanno che replicare un indice, “sono strutturalmente incapaci di distinguere tra un’azienda che genera utili e il 30% e oltre di società che chiude l’esercizio con una perdita”. Ma sono stati proprio questi flussi “e non i fondamentali societari” a trainare i prezzi delle azioni small cap negli ultimi anni, spingendo al rialzo le correlazioni e alimentando la sovraperformance delle strategie passive rispetto a quelle attive.

Strategia attiva può sfruttare inefficienze di prezzo

Ad avviso degli uomini di Neuberger Berman, “tanto le strategie attive quanto quelle passive continueranno a svolgere un ruolo importante nell’allocazione del capitale all’interno del mercato azionario small cap”, ma mentre gli approcci passivi si sono dimostrati efficaci nel ridurre le commissioni e potenziare i rendimenti per gli investitori, la gestione attiva continuerà a offrire agli investitori un mezzo per allocare efficientemente il capitale. Pertanto che il modo migliore per orientare un portafoglio verso le società small cap di alta qualità e in grado di generare utili resta la gestione attiva, che può sfruttare le inefficienze di prezzo come quelle generate dagli ingenti flussi di capitali confluiti nelle strategie small cap passive.

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