Creval e Carige ancora sotto i riflettori: quali prospettive per i due titoli

Carige riparte dopo ingresso Mincione

Sono ancora le manovre attorno alle banche italiane di medie dimensioni a tener desta l’attenzione degli investitori a Piazza Affari, in avvio di settimana. La notizia dell’acquisto del 5,428% di Banca Carige da parte del fondo Capital Investment Trust di Raffaele Mincione fa correre il titolo dell’istituto ligure, indicato a 0,75 centesimi di euro per azione (+2,74%) dopo aver aperto a 0,76 centesimi (+4,11%), comunque livelli ancora distanti da quelli a cui è stato eseguito l’ultimo aumento di capitale da 500 milioni (1 centesimo per azione).

Creval soffre, a picco i diritti

Al contrario il Credito Valtellinese (Creval) nel giorno in cui si è aperto l’aumento di capitale da 700 milioni di euro perde il 5,17% post stacco diritti e tratta a 10,64 centesimi, leggermente sopra i 10 centesimi di euro per azione a cui viene proposta la sottoscrizione delle nuove azioni (offerte nel rapporto di 631 nuovi titoli ogni azione già posseduta). Contemporaneamente i diritti, negoziabili in borsa sino al 2 marzo (l’esercizio può invece avvenire fino all’8 marzo), crollano di quasi il 50% a 3,3935 euro l’uno (-48,76%), sicché rispetto alla chiusura di venerdì scorso di 7,8 euro ante stacco diritti un azionista avrebbe al momento in mano l’equivalente di 3,499 euro.

Chi aveva i titoli venerdì oggi perde il 55%

Questo significa che per gli azionisti di Creval l’operazione sta causando al momento una perdita complessiva di 4,3 euro per ogni vecchia azione posseduta (ossia del 55% rispetto all’ultima chiusura della scorsa settimana). Da notare che da quando Creval (decimo maggior istituto di credito italiano, alle prese con una pesante “pulizia di bilancio”) ha annunciato a inizio novembre scorso di dover lanciare un aumento di dimensioni superiori alle attese il titolo ha già perso complessivamente oltre l’80%, di cui un 30% solo nella scorsa settimana.

Creval adotta ricetta Carige per garantire aumento

Dal prospetto relativo all’aumento di capitale è intanto emerso che hanno dato una subgaranzia di prima allocazione il fondo Algebris (per 20 milioni di euro), il Credito Fondiario (20 milioni) e Dorotheum (15 milioni). In cambio Algebris avrà l’esclusiva sull’acquisto di un portafoglio di 250 milioni di “unlikely to pay”, Credito Fondiario su un altro portafoglio simile oltre ad essere master servicer dell’attesa cartolarizzazione di Npe da 1,6 miliardi ed infine Dorotheum avrà l’esclusiva sulla cessione del credito su pegno. Un “do ut des” che ricorda molto lo schema già applicato (con successo) proprio da Banca Carige per condurre in porto la propria ricapitalizzazione.

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