Made in Italy: a sorpresa La Perla passa da Scaglia a Windhorst

La Perla cambia proprietario

La neve fuori stagione da Roma a Napoli non è la sola sorpresa di queste ore in Italia: il fondo olandese Sapinda Holding ha infatti rilevato il 100% di La Perla Global Management (UK) Ltd, holding che controlla il noto marchio di lingerie made in Italy La Perla, fondato nel 1954 da Ada Masotti e poi passato sotto il controllo dall’ex cofondatore di Fastweb, di Silvio Scaglia. Dietro a Sapinda, come ricordano oggi vari media italiani, c’è Lars Windhorst discusso finanziere tedesco quarantenne ex “enfant prodige” poi coinvolto nel fallimento di due società e in una bancarotta personale.

Da Silvio Scaglia a Lars Windhorst

Incidenti da cui Windhorst è peraltro uscito indenne, tanto che nel 2009 ha raccolto tramite Sapinda Invest un miliardo di euro da primari investitori tra cui Legal and General, Fidelity o Generali (successivamente uscita) ed accogliendo nel comitato esecutivo del suo fondo personalità di spicco come Lord Mandelson e Roland Berger. Finora i risultati non sono stati quelli sperati però, avendo tra l’altro puntato sulla fallita Air Berlin. Secondo fonti di stampa proprio Windhorst avrebbe ceduto a Scaglia l’agenzia di modelle Elite, convincendolo successivamente a investire in alcune miniere in Sudafrica.

Scaglia aveva investito attorno a 400 milioni

Anche in questo caso l’investimento non sarebbe però andato come sperto e lo stesso Scaglia avrebbe poi avviato una causa a Londra contro Windhorst, successivamente chiusa attraverso un accordo amichevole tra le parti. Il prezzo della cessione di La Perla a Sapinda non è stato comunicato; Scaglia aveva rilevato nel 2013 dal Tribunale di Bologna la società, che era già passata nel 2008 dalla famiglia Masotti al fondo di private equity americano JH Partners, al termine di una procedura di concordato per 69 milioni, investendo poi 300-350 milioni di euro nei successivi quattro anni per potenziarne la rete commerciale.

Il marchio deve ancora tornare in utile

In pochi anni La Perla è così tornato ad essere uno dei più noti marchi del made in Italy, raggingendo i 150 negozi monomarca in tutto il mondo ed impiegando oltre 1.500 addetti, ma non è ancora a pareggio e a fronte di circa 150 milioni di euro di ricavi perde ancora 80-100 milioni. Lo stesso Scaglia aveva previsto lo scorso anno che il pareggio sarebbe stato raggiunto con un fatturato di 220 milioni di euro, per raggiungere il quale sarebbero occorsi ancora un paio d’anni. Sarà Windhorst a centrare il traguardo di riportare in utile il prestigioso marchio di abbigliamento intimo italiano, magari per farlo poi debuttare in borsa?

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