Italia, conti pubblici migliorano ma Trump rovina la festa ai mercati

Italia, debito/Pil torna a scendere, durerà?

Torna a scendere il rapporto debito/Pil dell’Italia dopo anni di continua e preoccupante crescita. I dati Istat stamane hanno mostrato un rapporto debito/Pil pari al 131,5% a fine 2017, in calo di mezzo punto percentuale rispetto al 132,0% del 2016 e frazionalmente migliore rispetto alle ultime stime del governo che parlavano di un 131,6%. Un risultato che potrebbe essere messo a rischio se le molte promesse che i partiti hanno avanzato in una delle campagne elettorali più surreali mai viste in Italia dovessero essere realizzate ancora una volta “a debito”.

Crescita Pil e minor costo del debito

Al risultato, come facevano già notare ieri gli esperti di AdviseOnly, ha contribuito la forte crescita economica (il 2017 si è infatti chiuso con Pil italiano aumentato dell’1,5%, il ritmo più elevato dal 2010), sostenuta in particolare dalla domanda interna (che ha pesato per un 1,5% di Pil) e dall’export (+0,2% di Pil), nonché dall’avanzo primario (1,9% del Pil contro l’1,5% del 2016), mentre l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è tornato a peggiorare leggermente (da -2,5% del Pil di fine 2016 a -1,9%, con un peggioramento dello 0,6%).

Trump rovina la festa a Piazza Affari

Il miglioramento dei conti pubblici italiani non trova peraltro riscontro sui mercati complici le tensioni innescate dal “annuncio informale” del presidente Usa, Donald Trump, di voler imporre dazi sulle importazioni di acciaio (25%) e alluminio (10%) negli Stati Uniti. Trump non ha fornito dettagli, ma ha aggiunto che la decisione finale, che secondo molti rischia di innescare nuove guerre commerciali, sarà presa “la prossima settimana”. Così in avvio di giornata Piazza Affari, già prudente in attesa dell’esito delle elezioni del 4 marzo prossimo, vede il Ftse Mib cedere l’1,15%, mentre a Francoforte il Dax30 è in rosso dell’1,07%, a Parigi il Cac40 cede l’1,17% e a Londra il Ftse100 oscilla a -0,50%. Poco mossi Btp e Bund, con uno spread che si riduce leggermente scivolando sotto l’1,40%.

Dollaro in calo, ne approfitta l’oro

In compenso il dollaro, dopo toni più distensivi in tema di futuri rialzi dei tassi usati ieri dal nuovo numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, nella sua seconda audizione al Congresso Usa, torna a perdere terreno con l’euro che si riporta a 1,2277 e l’oro che sale di mezzo punto percentuale a 1,317,5 dollari l’oncia (circa 34,51 euro al grammo). Stabile il prezzo del petrolio, col Brent a 63,91 dollari al barile (13 centesimi più di ieri) e il Wti a 60,95 dollari (7 centesimi di perdita).

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