Banca Carige volta pagina, approva cessioni e stralci crediti deteriorati

Banca Carige approva piano cessione Npl

Via libera del Cda di Banca Carige (che stamane cede l’1,2% a 0,81 centesimi di euro per azione a Piazza Affari) al piano di riduzione degli Npl 2018-2020 per un totale di 1,7 miliardi tra sofferenze e inadempienze probabili, di cui 1 miliardo in forma di cartolarizzazione pubblica avvalendosi della garanzia statale (Gags) sul titolo senior. Il board dell’istituto ha invece preferito rinunciare alla prevista emissione di nuovi titoli subordinati, stante condizioni di mercato che al momento sono ritenute “non soddisfacenti”.

Un miliardo da cartolarizzare con Gacs

L’avvio dell’operazione di cessione delle sofferenze è previsto nel secondo trimestre dell’anno, così da perfezionare l’operazione e giungere al relativo deconsolidamento contabile e regolamentare entro la fine del 2018. A fronte di un portafoglio di “unlikely to pay” (inadempienze probabili) pari a 3 miliardi a fine 2017, Banca Carige prevede cessioni e stralci per un’esposizione lorda complessiva di a circa 500 milioni sempre entro il 2018, oltre ad ulteriori 200 milioni circa nel 2019.

Si punta anche a stralci e gestione posizioni

L’obiettivo è di arrivare, tra cessioni e gestione del credito deteriorato a ridurre lo stock complessivo del 56% rispetto ai livelli di fine 2017, anno che ha già visto una riduzione del 34,5% rispetto al dato a fine 2016. Entro il 2020 i crediti deteriorati dovrebbero calare a circa 2,1 miliardi lordi (ossia a circa 1 miliardo netto), rispetto a target Srep rispettivamente pari a 4,6 miliardi per il 2018 e a 3,7 miliardi per il 2019.

Obiettivo: Npe nette al 5,8% dei crediti totali

In questo modo gli Npe lordi calerebbero all’11,6% dei crediti totali, quelli netti al 5,8%, mentre il coverage medio salirebbe al 53,7% (ovvero al 63% per le sofferenze, al 42,1% per le inadempienze probabili e al 18% per i “past due”, ossia i crediti che superano il limite di tempo concesso allo scoperto). Secondo Banca Carige le previste operazioni di deconsolidamento di crediti deteriorati avrebbero un impatto negativo di circa 280 milioni, ovvero di circa 160 punti base sul Cet1 ratio “fully loaded”, generando al tempo stesso un beneficio in termini di minori asset ponderati per il rischio (Rwa) attorno ai 50 punti base.

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