Ipo: entro luglio Manifattura Sigaro Toscano potrebbe sbarcare in borsa

Manifatture Sigaro Toscano guarda a Piazza Affari

Il sigaro toscano “doc” si prepara a sbarcare a Piazza Affari: Manifatture Sigaro Toscano Spa (Mst), proprietaria tra le altre della storica Manifattura di Lucca, debutterà entro luglio in borsa a Milano con una capitalizzazione attesa di circa 400 milioni di euro, pari a 12 volte l’Ebitda. Sul mercato dovrebbe arrivare il 30%-35% del capitale, per la maggior parte tramite un’offerta di vendita. Una delibera ufficiale del Cda è attesa nei prossimi giorni, con la formalizzare di un mandato a Banca Akros, Credit Suisse e Unicredit quali global coordinator del collocamento.

C’è il rischio di un bis del caso Italo-Ntv?

Dopo il caso dell’annunciata Ipo di di Italo-Ntv, poi saltata per la cessione della società di trasporto al fondo Gip Infrastructure, non si esclude che anche la società controllata dalla famiglia Maccaferr, da Luca Cordero di Montezemolo e da Piero Gnudi (che l’avevano rilevata nel 2006 da British American Tobacco) possa subire la stessa sorte, con l’intervento di un grande fondo di private equity prima dello sbarco sul listino azionario italiano.

Operazione per finanziare la crescita

Mst ha chiuso il 2016 con 100 milioni di euro ricavi, a fronte di 203 milioni di pezzi prodotti, ma i numeri 2017 sono visti in crescita ed è possibile che entro l’estate il gruppo possa effettuare una nuova acquisizione all’estero, come quella del 2015 quando venne rilevato l’80% del gruppo americano Parodi Holdings, produttore dei sigari Avanti, Parodi e DeNobili. Anche per finanziare questa nuova operazione non è escluso che una parte dell’Ipo (tra il 5% e il 10% secondo alcune voci) possa essere legata a un aumento di capitale.

Si semplifica la catena societaria

Intanto il gruppo ha semplificato la catena societaria, deliberando a fine marzo la fusione inversa della controllante Italiana Tabacchi (partecipata dalla Seci, holding dei Maccaferri, col 63%, da Antelao, holding di Piero Gnudi, e da Mcg holding, che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo, entrambe col 18%, e dall’amministratore delegato di Mst, Matteo Tamburini, con l’1%) nella stessa Mst. Post fusione Seci conserva il controllo di Mst col 50%, Montezemolo e Gnudi hanno il 14,3% a testa, Comunimpresa (veicolo societario che fa capo al presidente, Aurelio Regina) e Aragorn Value Leadership (di Francesco Valli) hanno il 10,25% ciascuno, mentre Tamburini possiede lo 0,7%.

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