Franklin Templeton: prospettive rosee per le grandi banche di Wall Street

Banche Usa in pole position a Wall Street

Secondo Matt Quinlan, portfolio manager e vice president equity group di Franklin Templeton Investments, le banche statunitensi potrebbero beneficiare di uno scenario economico e regolamentare più favorevole. Per questo secondo il gestore una selezione di titoli bancari a grande capitalizzazione a stelle e strisce potrebbe vedere dividendi in crescita e ulteriori buy-back azionari nei prossimi due anni.

Possibile aumento dividendi e buy-back

Un’ipotesi che nonostante valutazioni che possono sembrare “tirate” sta ad indicare che può essere ancora conveniente puntare su specifici settori e titoli dell’azionario Usa, ed in particolare sui alcuni titoli bancari a larga capitalizzazione che potrebbero più di altri beneficiare della crescita dell’economia Usa, di più elevati tassi d’interesse e di una normativa meno stringente in termini di requisiti di capitale, secondo le proposte formulate dall’amministrazione Trump.

Banche a grande capitalizzazione avranno benefici

Le banche statunitensi – scrive il gestore di Franklin Templeton in una nota – hanno lavorato per aumentare i loro coefficienti patrimoniali dopo la crisi finanziaria. Ora, pensiamo che le autorità siano generalmente fiduciose che i coefficienti patrimoniali bancari siano solidi. Queste istituzioni hanno ottenuto buoni risultati negli stress test imposti dal governo lo scorso anno, cosa che ha consentito loro di restituire il capitale agli azionisti. Riteniamo che probabilmente continueranno a comportarsi bene” e dunque possano incrementare il monte dividendi e lanciare operazioni di buy-back per restituire ulteriori capitali agli azionisti.

Cosa potrebbe andare storto

Ciò detto, conclude l’esperto, “se l’attività economica negli Usa dovesse rallentare e le prospettive di ulteriori aumenti dei tassi d’interesse diminuissero, la nostra opinione potrebbe cambiare. Anche se al momento non vediamo un motivo di rallentamento, è possibile che si sviluppi una guerra commerciale che porti a revisioni al ribasso della crescita economica”. Finora tuttavia, nota ancora Quinlan, “le tensioni commerciali hanno portato a periodi di volatilità del mercato, ma non hanno segnalato che l’economia non sarà in grado di continuare a crescere al ritmo attuale”.

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