Occhio alla bolla del private equity

Contenuto tratto da www.bluerating.com

La raccolta del private equity corre in maniera ininterrotta da cinque anni e mezzo e i multipli delle transazioni sono ai massici storici. Eppure, il 92% dei fondi intervistati dalla società di ricerca Preqin afferma di aspettarsi investimenti in crescita anche nell’anno in corso.

Quanto è sostenibile questo trend? Non c’è il rischio di un’enorme bolla prodotta dalla liquidità abbondante presente sui mercati finanziari, destinata prima o poi a scoppiare? Sono i quesiti che un numero crescente di operatori si pone. Certo, presentarsi come voce fuori dal coro è sempre difficile, anche perché si rischiano di perdere opportunità di rendimento rispetto ai concorrenti. Ma una certa dose di prudenza non dovrebbe mai mancare.

Secondo il rapporto Preqin sul primo trimestre 2018, un terzo dei fondi di private equity è interessato ad assumere nuove risorse e il 63% investirà almeno 50 milioni di dollari. Insomma, altra pressione sui prezzi delle transazioni. La sola novità rispetto al passato è il grande interesse per l’Europa, che catalizza come opportunità d’investimento l’interesse del 51% degli intervistati, mentre il Nord America si ferma due punti più sotto. Distante l’Asia, con il 28% di gestori interessati.

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