Crisi italiana, che riflessi può avere sui vostri investimenti e come affrontarla

A che punto è la crisi italiana?

A che punto è la crisi italiana, come ci si è arrivati e soprattutto come potremmo uscirne? Prova a rispondere a queste domande Raffaele Zenti, co-founder e responsabile Financial & Data Analysis Group di AdviseOnly, che in un’analisi pubblicata sul blog societario ricordano anzitutto come lo stato italiano si sia, negli anni, “indebitato per circa 2.412 miliardi di euro nei confronti di creditori esteri e italiani” (fondi d’investimento, banche e assicurazioni in cui hanno investito, più o meno consapevolmente, molti risparmiatori italiani) e debba rifinanziare ogni anno circa 400 miliardi di euro di titoli governativi.

La minaccia dei “no euro” allarma i mercati

Se i creditori pensano che l’Italia possa uscire dall’euro, “un evento senza precedenti che con ogni probabilità porta con sé il default del paese”, nota Zenti, “certo non si mettono a comprare altri titoli di stato, anzi vendono quelli che hanno, facendo precipitare i prezzi delle obbligazioni (cosa che, per la meccanica dei bond, fa schizzare in alto i rendimenti e lo spread)” E’ sufficiente, sottolinea l’esperto di AdviseOnly, “che la minaccia “No euro” sia plausibile per indurre gli investitori alla fuga, non serve che si concretizzi”. Inoltre, “pensando che le aziende italiane possano in futuro passarsela male, gli investitori vendono anche le azioni di Borsa Italiana”.

Default resta un’ipotesi estrema

Se poi la minaccia diventasse tale da indurre le agenzie di rating a ritenere il debito italiano “sub-investment grade, in teoria la Bce non potrebbe più detenere obbligazioni italiane, eliminando un importante sostegno alla domanda e quindi ai prezzi. I bond italiani a quel punto “uscirebbero da molti indici benchmark, e perciò dall’universo d’investimento di molti grandi fondi, causandone una (s)vendita massiccia, acuendo la crisi”. Risultato: salirebbe il costo del debito pubblico e lo stato dovrebbe trovare più soldi per pagare i creditori, tramite tagli alla spesa pubblica o aumentando le tasse. Se poi l’Italia finisse in default, “scenario estreo e mi auguro assai improbabile” sottolinea Zenti, la situazione si inasprirebbe e “la qualità della vita, a prescindere dal fatto che si abbiano risparmi investiti o meno, peggiorerebbe”.

Diversificare su tutti i fronti

A fronte di questo scenario cosa può fare un investitore? Mai come ora, suggerisce l’esperto, è importante avere un portafoglio ben diversificato tra i differenti fattori di rischio, che comprenda investimenti al di fuori dall’area euro, anche azionari, magari su settori “quality” in grado di reggere bene alle crisi, ed una diversificazione valutaria su divise forti come dollaro e yen. Sull’obbligazionario è poi bene ridurre il rischio controparte attraverso la diversificazione fornita da ETF e fondi obbligazionari. Un po’ di oro non guasterebbe, l’importante è comunque non cedere al panico: “i mercati finanziari nella loro storia hanno visto situazioni infinitamente peggiori di queste, restituendo nel medio-lungo termine rendimenti reali positivi”. Per i più coraggiosi potrebbe dunque essere arrivato il momento di iniziare a valutare qualche investimento “a saldo”, magari tramite un fondo Pir se non lo si era sottoscritto in precedenza.

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