La crisi italiana può costare cara alla Gran Bretagna

Gran Bretagna guarda a crisi italiana

L’economia italiana non è più tra le prime cinque al mondo, ma con un Prodotto interno lordo (Pil) nominale di oltre 2.100 miliari di euro resta la nona maggiore al mondo, con un reddito pro capite di oltre 44.200 euro. Dal canto suo l’economia britannica, con un Pil nominale pari a circa 3.400 miliardi di euro e un reddito pro capite di oltre 51.300 euro, è attualmente al quinto posto. Eppure la crisi politica e istituzionale italiana sembra preoccupare gli investitori britannici persino più che quelli italiani,.

La Ue si sta irrigidendo sulla Brexit

Questo perché la crisi italiana ha messo a nudo come l’Unione europea non sia pronta a fare alcuna concessione ai partiti populisti, rischiando al tempo stesso di irrigidire le posizioni europee nella trattativa con la Gran Bretagna in tema di Brexit. Anzi, secondo fonti vicine ai negoziati contattate dall’agenzia Bloomberg, le turbolenze in Italia stanno già raffozando la determinazione dei governi della Ue affinchè il Regno Unito subisca le conseguenze della sua scelta.

Anche Trump non aiuta il Regno Unito

Ancora peggio per il Regno Unito, la crisi italiana, col rischio di nuove elezioni anticipate, coincide col momento più cruciale negli Stati Uniti, con l’amministrazione Trump (vista da molti come naturale alleata di una Gran Bretagna fuori dalla Ue) impegnata a minacciare dazi e sanzioni a mezzo mondo, Europa compresa, in vista delle elezioni di metà mandato a ottobre, termine che coincide con la scadenza fissata ai negoziati sulla Brexit per raggingere accordi sulla separazione e sui principi che regoleranno i rapporti tra Gran Bretagna e Ue.

Lasciare la Ue comporta prezzi da pagare

Funzionari Ue sostengono, riferisce Bloomberg, che l’accordo dovrà dimostrare agli euroscettici in Italia e altrove che l’Unione non intende adattare le sue regole per i paesi che vogliono andarsene. “Una delle sfide più grandi che l’Unione europea deve affrontare oggi è dovuta al fatto che i vantaggi derivanti dall’appartenenza di un paese alla Ue sono dati per scontati”, ha chiarito il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel parlando davanti al Parlamento europeo. Insomma, il tempo dei sorrisi e delle strette di mano nelle foto ufficiali è finito ed ora chi deciderà di uscire dall’Unione (o un domani dall’euro) dovrrà comprendere le conseguenze da affrontare.

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