Brexit: Jaguar Land Rover preoccupata, Theresa May sotto pressione

Jaguard Land Rover teme la Brexit

La stampa italiana ne parla poco, ma la Brexit (il cui effettivo avvio potrebbe slittare di almeno un anno rispetto alla data stabilita formalmente del marzo 2019) continua a preoccupare le maggiori industrie britanniche: Jaguar Land Rover in particolare ha avvertito il governo May che se non riuscirà a trovare un buon accordo con l’Unione europea il produttore automobilistico britannico potrebbero subire maggiori costi fino a 80 miliardi di sterline nei successivi 5 anni dall’avvio della Brexit stessa.

Un cattivo accordo produrrebbe extra costi per miliardi

In particolare gli extra costi per rifornirsi di parti prodotte fuori dal Regno Unito potrebbero ridurre di 1,2 miliardi di sterline i profitti annui del gruppo che pertanto, ha scritto in un comunicato il Ceo Ralf Speth, “dovrebbe adeguare drasticamente il proprio profilo di spesa”. In risposta al profit warning i titoli della controllante di Jaguar Land Rover, l’indiana Tata Motors, sono calati inizialmente del 5,4%, per poi chiudere la seduta a Mumbai a -2,12%.

May cerca l’accordo in seno al suo governo

L’annuncio avviene a meno di 24 ore da una riunione cruciale per il governo di Theresa May in cui il premier britannico dovrà cercare di vincere l’ostilità di alcuni suoi ministri chiave, come David Davis, il Segretario alla Brexit, in merito all’ultima proposta di accordo per regolare le relazioni commerciali con la Ue dopo l’entrata in vigore effettiva della Brexit. Che un compromesso sia difficile da raggiungere all’interno del governo britannico è confermato dal fatto che fino al momento la May non ha fornito ai suoi ministri l’intero documento, ma solo alcuni dettagli delle proposte in esso contenute.

Nuova proposta dovrà non essere subito respinta

Dalle poche anticipazioni emerse, sembrerebbe che Theresa May voglia cercare di mantenere relazioni più strette di quanto inizialmente previsto. Finora la Ue ha respinto le precedenti proposte di accordo ed ora alla May resta poco tempo per negoziare in vista dell’avvio formale della Brexit, nel marzo del prossimo anno. Per questo la nuova proposta britannica dovrà essere tale da non venire subito respinta dalla Ue, cos che sembra far irritare alcuni degli esponenti politici che maggiormente si sono spesi a favore dell’ipotesi di una Brexit “dura”, ossia lo scenario che maggiormente preoccupa le aziende inglesi ma che finora aveva fatto maggiormente presa su una parte dell’elettorato.

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