Dazi: quali opzioni strategiche per Cina ed Ue
Anche Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partnes (gruppo Julius Baer) analizza nella sua ultima newsletter “Il Rosso e il Nero” le crescenti tensioni commerciali tra gli Stati Uniti, la Cina e l’Unione europea. Secondo l’esperto storicamente la strategia “tit for tat” (ossia rispondere colpo su colpo ma essere pronti a collaborare se cessano le rappresaglie dell’avversario) si è storicamente dimostrata abbastanza valida nel gestire i conflitti, commerciali e non, ma non sempre.
All’Europa può convenire non rispondere colpo su colpo
In alcuni casi la strategia “tit for two tats” (porgere l’altra guancia alla prima offensiva avversaria confidando nella volontà di non far scoppiare una vera e propria guerra, salvo adottare ritorsioni se l’avversario continua con le ostilità) si è tuttavia rivelata migliore. E mentre la Cina col suo crescente orgoglio nazionalista potrebbe non voler “perdere la faccia” e dunque non essere disposta a concedere a Trump alcuna “vittoria” di cui il presidente Usa ha bisogno in vista delle elezioni di ottobre, l’Europa potrebbe farlo, se non altro per gli interessi della Germania ad evitare pesanti dazi all’importazione di auto negli Usa.
Ridurre i dazi da entrambi i lati porterebbe benefici a tutti
“Come scrive Karl Rove sul Wall Street Journal l’Europa deve decidere se collaborare e trattare con un Trump all’attacco e concedergli il beneficio del dubbio sul suo essere un sincero fair trader” che vuole arrivare ad un mondo in cui nessuno ha dazi o barriere all’inport, “o se considerarlo un protezionista tout court e contrattaccare in grande stile”. Nel primo caso secondo Fugnoli “i margini per trovare un accordo ci sono tutti. L’Europa è più protezionista dell’America sulle auto ma è vero il contrario sui camion e sui Suv. Ad abbassare i dazi su tutta la linea ci saranno sicuramente dei perdenti, ma nel complesso i danni saranno inferiori rispetto alla chiusura dei mercati”.
In caso di accordo possibile rimbalzo del 5% delle borse
La sola notizia di trattative concrete con la partecipazione dei grandi produttori di auto tedeschi, nota l’esperto di Kairos Partnes, “ha rianimato l’euro e le borse europee. Un accordo con l’America, che richiederà comunque ancora del tempo, sarebbe un grande tonico per i ciclici europei e potrebbe regalare un recupero del 5% alle borse”. Non grandi cose, ma meglio che continuare a vedere gli indici perdere terreno, specie considerando che essendo l’Europa di gran lunga più protezionista degli Usa, “andare incontro alle richieste americane è praticamente inevitabile”. La “realpolitik” piacerà anche all’eurotecnocrazia oltre che alle borse?