Fusioni e acquisizioni possibili per Mediobanca e Generali

Nagel (Mediobanca) si guarda intorno

Cresce a Piazza Affari la voglia di accelerare il passo tramite fusioni e acquisizioni. Stamane Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca, nella conference call a commento dei risultati trimestrali e annuali ha parlato in di “parecchie opportunità per operazioni di taglio medio, non solo nel wealth management”, aggiungendo che si dovrà trattare di operazioni coerenti, in particolare nel caso di Che Banca! dovrebbe trattarsi di un’acquisizione coerente con la “matrice digitale” che ha dato origine all’istituto.

Anche a Donnet (Generali) non dispiacciono le acquisizioni

Gli ha fatto eco poco dopo Philippe Donnet, Ceo di Generali (compagnia di cui Mediobanca controlla ancora il 13% pur avendo ribadito di voler cedere il 3% entro il giugno 2019), che ha parlato di un interesse a valutare “in modo opportunistico fusioni e acquisizioni per diversificarci ulteriormente per linee di business e dal punto di vista geografico”. Ciò significa, ha precisato Donnet a scanso di equivoci, “che siamo molto interessati a opportunità nei Danni così come nell’asset management”.

I manager rassicurano: operazioni solo se creano valore

Anche Donnet ha tenuto a precisare che le eventuali opportunità saranno esaminate con “serietà e disciplina e in modo opportunistico”, mirando ad accelerare l’implementazione della strategia del leone di Trieste e ha poi agiunto che “rispetto a un paio di anni fa la differenza è che ora abbiamo una migliore posizione di capitale e una migliore posizione di liquidità”. Per il momento la reazione del mercato è prudente, dato che operazioni di fusione e acquisizione, specie se condotte verso la fine di un ciclo di espansione economica, si sono in passato rivelate più volte meno profittevoli del previsto.

I titoli oscillano sui livelli di 12 mesi fa

Per questo, oltre che per un clima generalmente sottotono che grava oggi sul listino italiano, Mediobanca cede l’1,35% a metà giornata a poco più di 8,76 euro azzerando il residuo guadagno sui dodici mesi, mentre Generali lascia sul terreno oltre un punto percentuale a poco più di 15 euro per azione, oscillando circa un punto sotto i livelli di 12 mesi fa.

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