Wisdom Tree: state attenti alla Turchia

Wisdom Tree: occhio alla crisi turca

In Turchia la situazione si sta surriscaldando come nota Wisdom Tree, segnalando come la lira turca abbia toccato nuovi minimi storici sul dollaro a quota 0,1826339, in calo di oltre il 20% da inizio anno, ossia quasi il 30% rispetto a 12 mesi or sono. La situazione, peggiorata dopo l’imposizione delle sanzioni statunitensi (legate all’arresto del pastore americano Andrew Brunson), oltre a pesare sui cambi pesa sul mercato obbligazionario, dove il tasso sui titoli a 10 anni è ormai sopra il 20% (dal 13,9% di tre mesi fa), mentre il costo necessario ad assicurare un’esposizione al debito turco (credit default swap) a 5 anni cresciuto del 110% circa da inizio anno .

Inflazione al 15% e aziende indebitate

Si tratta dell’incremento maggiore di tutti i mercati emergenti notano gli esperti di Wisdom Tree e ciò, a catena, alimenta ulteriori preoccupazioni per la tenuta di un’economia che sta surriscaldandosi, in particolare per quanto riguarda il settore delle costruzioni, a fronte di un’inflazione salita al livello più elevato degli ultimi 15 anni (sopra il 15%). Ma chi rischia di più? Secondo i dati della banca centrale turca, ricordano gli esperti, le società turche detengono 337 miliardi di dollari di debito in valuta, con un deficit di ben 217,3 miliardi netti rispetto ai rispettivi asset.

100 miliardi di debito da rifinanziare

Le banche dal canto loro sono esposte a costi di finanziamento più elevati a fronte di quasi 100 miliardi di dollari di debito in scadenza entro i prossimi 12 mesi. Per questo a inizio settimana la banca centrale turca ha provato ad incrementare di 2,2 miliardi di dollari la liquidità in dollari per le banche, ma ciò non è bastato ad impedire ulteriori cali della lira e dei bond. “Ci aspetteremmo di vedere un cambiamento nella politica monetaria, una politica fiscale più rigorosa e il sostegno del Fondo monetario internazionale per contribuire a invertire la tendenza” segnalano gli uomini di Wisdom Tree.

Erdogan non vuole tassi più alti

Ma “la percezione della comunità degli investitori è che la politica monetaria in Turchia non sia indipendente, in quanto Erdogan è contrario a tassi di interesse più elevati, per cui le banche centrali dovrebbero sfidare il presidente e alzare i tassi per difendere la valuta ed evitare uno scenario di default”. La Turchia rappresenta meno dell’1% dell’indice dei mercati emergenti Msci, pertanto è improbabile che si verifichi un effetto contagio.

Chi rischia di più a Piazza Affari

A Piazza Affari i gruppi ritenuti maggiormente esposti al rischio Turchia sono Unicredit (che controlla Yapi Credi), Pirelli, da 50 presente nel paese e che ha deciso di concentrare nello stabilimento di Izmit la produzione di pneumatici industriali destinati ai mercati di Europa, Medio Oriente e Africa (Emea), Fiat Chrysler Automobiles (Fca), che lo scorso anno ha immatricolato 61.364 veicoli passeggeri (+17,2%) e 58.685 veicoli commerciali (+9,2%) nonostante la frenata del mercato, e Leonardo, partner del programm F-35 di cui la Turchia ha ordinato 30 esemmplari (con opzioni per altri 70 aerei) ma che Washington potrebbe bloccare a causa della decisione di Ankara di dotarsi del sistema missilistico russo S-400, noto come “F-35 killer”.

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