Emergenti, la svolta potrebbe non essere troppo distante

Emergenti in crisi, è presto per ricomprare?

La crisi della Turchia prima, dell’Argentina e del Venezuela dopo, ma anche i timori che rimangono riguardo il Brasile e in minor misura il Messico piuttosto che circa l’andamento della crescita in Cina hanno allontanato molti investitori dai mercati emergenti e a leggere le cronache finanziarie di questi giorni non sembrano esservi molti motivi per tornare a investirvi. Eppure non tutti vedono il bicchiere mezzo (o del tutto) vuoto.

Schroders: due segnali di vendita su tre

James Barrineau, Head of Emerging Markets Debt Relative per Schroders, ad esempio, nota come storicamente siano stati tre i segnali di vendita nel ciclo dei mercati emergenti che dovevano materializzarsi prima che gli investitori potessero iniziare a comprare nuovamente l’asset class. “Ebbene, sembra che due di questi siano già stati raggiunti” spiega l’esperto del gestore britannico, ossia l’apprezzamento del dollaro e la turbolenza sui mercati.

Dollaro forte e turbolenze di mercati

In particolare, “il dollaro statunitense si è rafforzato di oltre il 7,5% dal 16 aprile, mentre l’indice che traccia i bond sovrani degli emergenti denominati in dollari è in calo di circa il 4,9% da inizio anno e quello denominato in valuta locale perde circa il 9,5%”, mentre la Turchia e l’Argentina sono già finiti nell’occhio del ciclone, coi bond turchi denominati in dollari “in calo di oltre il 15% e la lira turca di oltre il 25% da inizio anno”. Contemporaneamente, “i bond argentini denominati in dollari perdono oltre il 16% e il peso il 33%”.

Sta per arrivare terzo segnale di vendita

Il terzo segnale di vendita, una risposta politica che affronta in modo intermittente lo stress da liquidità e che porta a vendere le ultime posizioni sugli emergenti, sembra poter essere raggiunta a breve: l’Argentin, nota Barrineau, ha ricevuto i finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e rinnovato l’impegno a livello di politica monetaria, riducendo la volatilità sul fronte valutario. La Turchia ha imposto restrizioni ai creditori turchi che utilizzano la lira nelle transazioni di scambio valutario, con l’effetto di aumentare i costi di trading per gli speculatori esteri e operare un giro di vite sugli investitori che “shortano” la lira.

Punto di svolta nascerà da impatto turbolenze

Il punto di svolta potrà secondo l’uomo di Schroder arrivare quando gli avvenimenti sui mercati provocheranno una svolta nella liquidità. “Se le turbolenze internazionali o tra gli emergenti dovessero iniziare a impattare gli Usa a livello di fondamentali, allora la Federal Reserve farebbe intendere di voler rallentare il ciclo di inasprimento della politica monetaria” secondo Barrineau che ricorda come questo abbia innescato “la ripresa molto solida degli emergenti a inizio 2016 e lungo tutto il 2017”.

Interogativo è quando arriverà svolta

Un rallentamento negli Stati Uniti esacerbato da un dollaro troppo forte o da una drastica correzione azionaria potrebbe avere un effetto analogo. Gli effetti negativi della guerra commerciale sugli Usa avrebbero anch’essi un impatto simile. Quando arriverà la svolta è il grande interrogativo che rimane. “La misura delle vendite viste ad agosto, tuttavia, aumenta le probabilità perché i mercati aprano un margine di salvezza per gli investitori, fornendo alcune rassicurazioni a coloro che comprerebbero emergenti, nell’attesa che il punto 4 si materializzi”. Come per molti punti di svolta, conclude l’esperto, “questo momento sarà probabilmente visibile solo col senno di poi”.

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