Banche e caro spread: dolori in arrivo per gli azionisti?

Caro spread, ma quanto ci costi?

Quanto costa l’incremento dello spread Btp-Bund e il calo delle quotazioni dei titoli di stato, di cui sono ancora piene le casse di banche e assicurazioni italiane? Secondo una ricerca di Citigroup ogni mezzo punto percentuale in più di spread comporta un calo dello 0,2% del Cet1 (il capitale di migliore qualità cui guardano le autorità come la Bce per giudicare la solidità di una banca, ndr), anche se l’impatto puntuale varia per ogni banca e assicurazione a seconda di come si compone il portafoglio di attività finanziarie.

Calo da 15 miliardi per le capitalizzazioni bancarie

Dato che al 30 giugno lo spread Btp-Bund era pari al 2,377%, mentre stasera oscilla sopra il 3%, con un incremento dello 0,65% circa, si può prevedere un calo dello 0,26% in media per il Cet1 delle banche italiane. Se vi fosse la necessità di reintegrarlo, questo significherebbe trovare mezzi freschi per circa 15 miliardi di euro tra dismissioni e nuovi aumenti di capitale.

Piazza Affari ha già fiutato il rischio

Piazza Affari ha già fiutato il “rischio-ricapitalizzazione”, tanto è vero che dal 30 giugno scorso, Banca Carige ha già visto scendere le quotazioni del 33%, Banco Bpm del 25%, Mps del 23%, Intesa Sanpaolo di circa il 20% Unicredit di quasi il 15%, mentre Ubi Banca ha limitato i danni attorno al 7% di calo. Un andamento delle quotazioni che potrebbe riflettere il maggior grado di probabilità di nuovi aumenti di capitale, almeno secondo gli operatori, ma non tutti sembrano d’accordo.

Non tutti sono convinti della necessità di aumenti

In un recente report, ad esempio, gli analisti di Morgan Stanley hanno segnalato di ritenere Unicredit particolarmente solida, come da sempre il mercato considera Intesa Sanpaolo, mentre Bper Banca e Credem sembrerebbero poter dormire sonni tranquilli visti i livelli di Cet1 a fine 2017 particolarmente robusti e all’azione di derisking portati avanti dal management. Se però lo scenario non muterà neppure nei prossimi mesi, non è detto che alcuni istituti (ad esempio Banca Carige, che entro novembre dovrà ripresentare un piano di conservazione del capitale alla Bce) non finiscano col varare nuove azioni di rafforzamento patrimoniale, nel caso anche ricorrendo a nuovi aumenti.

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