Investimenti, Paesi Emergenti: non tutti i mali vengono per nuocere

L’aumento dei contagi in molti paesi europei, i lockdown e la mutazione Omicron del coronavirus hanno causato nuove incertezze e messo sotto pressione sia i mercati azionari che quelli delle materie prime. Tra i mercati emergenti sono stati soprattutto gli esportatori di materie prime a soffrire, cosa che sorprende poco considerando i prezzi del petrolio in forte calo e il ribasso dei prezzi di molti metalli industriali. La correzione delle materie prime è stata ulteriormente alimentata dalla mutazione Omicron del coronavirus. Un impatto negativo è arrivato anche dal cambiamento della retorica della banca centrale USA.

In questo scenario, ecco di seguito la view di team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Managemen.

La variante Omicron rappresenta un nuovo rischio, ma potrebbe avere anche effetti positivi

È evidente che la nuova variante potrebbe avere un impatto significativo sull’economia globale e i mercati finanziari e lo potrebbe avere in entrambi i sensi. Sembra essere ancora più contagiosa e resistente ai vaccini delle mutazioni viste finora e sembra che stia rapidamente soppiantato queste ultime. Ma provoca anche malattie altrettanto gravi e ha tassi di mortalità simili? Se sì, potrebbero arrivare nuovi lockdown e rallentamenti della crescita in tutto il mondo. In caso contrario, nel migliore dei casi potrebbe addirittura significare una fine accelerata della pandemia, promuovendo il contagio della popolazione senza far collassare i sistemi sanitari e allo stesso tempo soppiantando altre varianti del virus più pericolose. Si dovrà aspettare ancora del tempo prima che si possano fare dichiarazioni affidabili in merito e fino ad allora, a seconda delle notizie, potrebbero ancora attenderci forti oscillazioni dei corsi.

Sul fronte positivo, la congiuntura cinese di recente ha mostrato nuovamente una tendenza al rialzo e l’inflazione globale potrebbe presto raggiungere il suo picco.

Il calo dei prezzi delle materie prime, soprattutto del petrolio, e la distensione della situazione delle catene di approvvigionamento globali insieme agli effetti base dell’anno passato, potrebbero leggermente abbassare i tassi d’inflazione in molti paesi nei prossimi mesi. Questo ridurrebbe la pressione sulle banche centrali e sui mercati obbligazionari e sarebbe in generale positivo anche per la crescita economica e i mercati azionari. In compenso, questo potrebbe porre anche fine all’impennata del dollaro USA, il che sarebbe positivo per gli asset dei mercati emergenti.

Restano sicuramente molte incertezze e, oltre alla pandemia, anche rischi economici globali e geopolitici. Tuttavia, al momento non vediamo motivo per un cambiamento fondamentale nella nostra prospettiva costruttiva a medio e lungo termine sui paesi emergenti

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