Asset allocation: gas e nucleare alla luce della nuova tassonomia Esg

La Commissione Europea ha presentato l’atteso e controverso atto delegato complementare “Clima” della tassonomia, che riguarda determinate attività del settore del gas e del nucleare alla luce degli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

La classificazione non determina se una data tecnologia rientrerà o meno nel mix energetico degli Stati membri, ma ha lo scopo di presentare tutte le soluzioni possibili e finanziabili per accelerare la transizione verso la neutralità climatica entro il 2050.

Che si tratti di regole bancarie o fiscali, gli investimenti classificati come “verdi” o “di transizione” avranno un trattamento di favore. Nel luglio del 2021 la Banca centrale europea ha lanciato un Piano d’azione che prevede di tenere conto dei rischi connessi al cambiamento climatico negli acquisti di titoli del settore societario per i portafogli di politica monetaria.

Sulla riforma del Patto di stabilità è emersa con forza la proposta di una “Golden rule verdee la tassonomia dovrebbe servire da base per decidere quali investimenti escludere dalle regole su deficit e debito. Nonostante le critiche, secondo la Commissione, gli investimenti privati nel settore del gas e del nucleare possono svolgere un ruolo nella transizione.

Nelle regole finali, per quanto riguarda il gas, in questo decennio le centrali sarebbero etichettate come verdi se con emissioni minori di 270g di CO2 equivalente per kWh, o se con emissioni annuali inferiori a 550kg di CO2 e per kW in 20 anni.

Questo potrebbe includere centrali a gas con emissioni di CO2 relativamente alte oggi, a condizione che passino a gas a basso contenuto di carbonio o riducano le loro ore di funzionamento entro il 2035 (anziché nel 2026 come inizialmente proposto).

Per quanto riguarda invece il nucleare, i nuovi impianti nucleari devono ricevere i permessi di costruzione prima del 2045 per ottenere un’etichetta di investimento verde, ed essere situati in un paese con un piano e dei fondi per smaltire in sicurezza le scorie radioattive entro il 2050.

Il Collegio dei commissari ha raggiunto faticosamente un accordo politico sul testo (con i commissari austriaco, spagnolo e portoghese che hanno votato contro), che sarà formalmente adottato non appena sarà stato tradotto in tutte le lingue dell’UE, condizione essenziale per essere trasmesso ai colegislatori (Consiglio dell’UE e Parlamento europeo) per la procedura di controllo.

Il Parlamento europeo e il Consiglio disporranno di quattro mesi per esaminare il documento e, se lo ritengono necessario, sollevare obiezioni. Entrambe le istituzioni possono chiedere di prolungare di due mesi il periodo di controllo.

Secondo la procedura, il Consiglio avrà il diritto di sollevare obiezioni con una maggioranza qualificata rafforzata, il che significa che è necessario almeno il 72 % degli Stati membri (ossia una base di 20 Stati membri) che rappresenti come minimo il 65% della popolazione dell’UE. Mentre gli oppositori citano le preoccupazioni per lo smaltimento delle scorie nucleari, gli stati pro-nucleare tra cui la Francia sostengono si tratti invece di una fonte di energia senza CO2 cruciale per raggiungere gli obiettivi climatici.

Il gas è altrettanto divisivo: Polonia e Bulgaria sono in prima linea nel sostenere la necessita di investimenti nel gas come via per eliminare gradualmente il carbone più inquinante, mentre Danimarca, Irlanda, Lussemburgo e Austria sostengono che etichettare il combustibile fossile come verde minerebbe la leadership dell’UE nella lotta al cambiamento climatico.

Nonostante i governi austriaco e lussemburghese continuino a minacciare un’azione legale contro la Commissione, la tensione in Consiglio potrebbe comunque scemare alla luce di un testo che sembra accontentare il mix energetico di ciascuno Stato membro. Dal punto di vista procedurale, per quanto riguarda il Parlamento europeo, gli eurodeputati potranno sollevare obiezioni qualora il testo riceva un voto negativo della maggioranza dei suoi membri in seduta plenaria (ossia almeno 353 deputati).

C’è una dura opposizione all’inserimento di gas e nucleare da parte dei Gruppi dei Verdi e della Sinistra, ma Socialisti & Democratici e Partito Popolare sono spaccati, motivo per cui l’esito del voto è davvero incerto.

Terminato il periodo di controllo e se nessuno dei colegislatori dovesse sollevare obiezioni, l’atto delegato complementare entrerebbe in vigore e si applicherà a partire dal 1° gennaio 2023.

A cura di Acepi, Associazione Italiana Certificati e Prodotti di Investimento

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