Asset allocation: meno obbligazioni e piú strategie attive

Il dibattito sul rialzo dell’inflazione si è intensificato molto nell’ultimo periodo, risultando ormai più strutturale che transitorio a causa di diversi fattori: le politiche economiche ultra-espansive, l’eccesso di risparmio delle famiglie e la pressione al rialzo sui salari che si sta verificando negli Stati Uniti. Da non escludere, inoltre, l’effetto della politica “zero Covid” perseguita dalla Cina, poichè l’imposizione di frequenti lockdown ha portato a ripetute interruzioni delle attività economiche e delle catene di distribuzione. In questo scenario, ecco di seguito la view e l’outlook di Giacomo Calef, Country manager di NS Partners.

Si osservi che, in Cina, i costi di produzione hanno subìto un aumento di oltre il 10% su base annua. Pertanto, l’impatto dell’inflazione e delle future decisioni delle banche centrali avrà delle conseguenze strutturali sull’asset allocation di portafoglio che, a nostro avviso, dovrebbe essere rivista. In particolare, il tema su cui focalizzarsi sarà il comparto obbligazionario: oggi, infatti, sembra quasi impossibile ottenere un rendimento positivo (non solo in termini reali, ma anche nominali). In questo contesto, tuttavia le strategie attive (“relative value“) sembrano particolarmente interessanti da considerare come potenziali sostitute. Esse perseguono una gestione attiva, con l’obiettivo di fornire performance positive (anche in termini reali!), ma con una volatilità in linea con quella del comparto obbligazionario. Grazie al nostro network consolidato da oltre 50 anni, abbiamo potuto irrobustire le performance dei portafogli sia con gestori dal lungo track record, sia con gestori di nicchia, maggiormente focalizzati su specifici segmenti di mercato.

Performance superiore: negli ultimi 12 anni, la nostra strategia attiva che, si sottolinea, ha l’obiettivo di sostituire parzialmente il reddito fisso mantenendo contenuti livelli di volatilità, ha registrato una performance media annua del +5,8%, rispetto al +3,4% e al +2,2% dei due indici obbligazionari.

Volatilità inferiore: la volatilità annualizzata della nostra strategia risulta solo 3,1% e non mostra correlazioni significative con i mercati obbligazionari.

Resistenza al rialzo dei tassi: ancora più interessante, se consideriamo i 10 mesi in cui il tasso d’interesse americano a 10 anni è aumentato maggiormente, la strategia ha conseguito una performance media di +0,96%, mentre l’indice BoA-ML Global Bond ha registrato esattamente lo stesso risultato, ma con un segno negativo, cioè -0,96%.

L’insegnamento delle big tech e il focus sui quality trend

In un mercato dove le aziende non conteranno più sull’accomodamento monetario di cui hanno goduto negli ultimi anni, resisterà solo chi produrrà utili in forte crescita. I costi sui finanziamenti avranno un impatto significativo e trasversale sulla redditività delle aziende e gli operatori lo stanno già scontando nei prezzi di borsa. Infatti a Gennaio 2022, con un -5,26%, l’S&P 500 ha segnato la peggiore perdita da Marzo 2020, quando scoppiava la pandemia. E se analizziamo il Nasdaq da inizio anno, che include i titoli tech, vediamo un ribasso a doppia cifra: -11,29%.

Tuttavia, alcune profittevoli big tech sono riuscite a contenere le perdite e battere l’indice di riferimento. Vediamone alcune. Alphabet, cede “solo” il -1,22% da inizio 2022 e a 1 anno supera il Nasdaq del +38% circa. Tale differenza è data dagli ottimi risultati di bilancio rispetto ai competitor, con l’utile netto nel 2021 che è salito di oltre il 35%, arrivando a quota $20 miliardi di dollari grazie ai diversi segmenti del digitale. Nel caso di Alphabet, si menziona la potenza di Youtube, su cui molti youtubers fanno livestreaming per vendere i prodotti delle aziende e per dare maggiore visibilità alle stesse. Tale attività di E-Commerce ha ampie prospettive di crescita grazie allo sviluppo della Generazione Z (nati tra il 1997 ed il 2012), composta da un popolo di nativi digitali che spende soprattutto attraverso il proprio smartphone.

Secondo uno studio del 2021 condotto negli Stati Uniti, in particolare, emerge che circa il 18% di coloro che appartengono alla Gen Z trascorrono fino circa 5 ore al giorno su Youtube. Un altro esempio potrebbe essere Apple: rispetto alla forte discesa del Nasdaq, il titolo nel 2022 sta perdendo solo circa 2 punti percentuali e a 1 anno supera il Nasdaq del +25% circa. Infatti, con utili record vicini a $34.6 miliardi, i risultati sono stati brillanti, trainati anche in questo caso dai servizi digitali. Essi comprendono iCloud, Apple Music e tutte le commissioni che vengono generate su Apple Store. Dunque, nonostante le forti oscillazioni sui mercati, che potrebbero protrarsi nei prossimi mesi dell’anno, il pieno di profitti di alcuni colossi tecnologici indica come l’impostazione di un portafoglio azionario non può escludere i profittevoli trend digitali.

Quest’ultimi, in particolare, noi li definiamo Quality Trends: tra gli altri, abbiamo E-Commerce, Cloud Computing, Cybersecurity, intelligenza artificiale e 5G. E anche se le valutazioni delle aziende che perseguono tali trend sono moderatamente sopra la media, noi crediamo che possano sovraperformare anche in un contesto di normalizzazione della crescita economica.

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