Investimenti: le cause della volatilità

È improbabile che la volatilità con cui si è aperto il 2022 si attenui presto. L’inflazione sostenuta, un incombente ciclo di rialzo dei tassi da parte della Fed, condizioni di liquidità sempre più strette e le distorsioni create dall’era pandemica implicano che ci possiamo aspettare ulteriori fluttuazioni”. L’avvertimento arriva da Justin Thomson, Head of International Equity e Chief Investment Officer di T. Rowe Price, che di seguito illustra nel dettaglio la view e le possibili conseguenze per i mercati finanziari e gli investimenti.

Anche se è troppo presto per dire che stiamo entrando in un mondo post-COVID, è chiaro che la pandemia non è più il driver dominante dei mercati. Il nuovo contesto sarà complesso, ma fornirà anche alcune eccellenti opportunità per i gestori attivi.

I rialzi della Fed di per sé non fanno deragliare i mercati

L’ansia per i rialzi dei tassi della Fed è stata la causa principale della recente volatilità. In realtà non sappiamo quanto sarà aggressivo il ciclo di rialzi della Fed, ma sappiamo che, pur dovendo necessariamente alzare i tassi per combattere l’inflazione, la banca centrale non vorrà un inasprimento disordinato delle condizioni finanziarie.

Possiamo osservare che i rialzi dei tassi della Fed, di per sé, non fanno deragliare i mercati finanziari. Una nostra analisi mostra che dei 21 cicli di rialzo dei tassi dal 1974, il mercato azionario statunitense ha generato un rendimento positivo 17 volte (con un tasso di successo dell’81%) nei 12 mesi successivi al rialzo e 16 volte (con un tasso di successo del 76%) nei sei mesi successivi.

Inoltre, il punto finale previsto per i rialzi dei tassi – noto come “tasso terminale” – è basso rispetto agli standard storici. Questo supporta ulteriormente l’idea che i rialzi dei tassi della Fed da soli non siano in grado di far deragliare i mercati.

L’inflazione prolungata potrebbe portare a un rallentamento più esteso

Nel 2021 l’economia statunitense ha registrato la crescita più forte in quasi quattro decenni grazie ai bassi tassi d’interesse, alla domanda repressa e agli ingenti stimoli fiscali. Questi fattori di sostegno stanno ora scemando. L’attività nel settore dei servizi è scesa al suo livello più basso dal luglio 2020 secondo un sondaggio di IHS Markit di gennaio. Le vendite al dettaglio sono diminuite e la fiducia dei consumatori è bassa. Il FMI ha tagliato le sue stime sulla crescita USA nel 2022 dal 5,2% al 4%.

Mentre ci si aspetta che l’economia rallenti, l’inflazione continua ad alimentare l’aumento dei prezzi. I salari, ad esempio, sembrano destinati a rimanere alti: ci sono più posti di lavoro che lavoratori negli Stati Uniti. Gli affitti salgono, i prezzi delle case sono alle stelle e il prezzo del petrolio rimane vicino al suo massimo dal 2014 a causa dell’offerta limitata e delle tensioni in Europa e in Medio Oriente. Anche se l’aumento dei prezzi in alcune aree può decrescere nel tempo, in altre aree – per esempio, nel mondo del lavoro – sta cominciando a sembrare persistente. Più l’inflazione diventa permanente, maggiore sarà l’impatto sulla spesa dei consumatori e sui profitti delle aziende.

Il repricing pandemico continuerà per la maggior parte del 2022

Le valutazioni sono un tema a parte. I titoli USA sono costosi, e stiamo vedendo una correzione, con gli investitori che perdono fiducia nelle aziende che hanno ottenuto buoni risultati nel segmento ‘stay-at-home’. Il riprezzamento comporta una rotazione dai titoli growth a quelli value dopo oltre 10 anni di predominio del growth. Tuttavia, ci sono alcune aziende growth mid-cap che sono state trascurate durante la pandemia e che sembrano ora ben posizionate per recuperare. Il 2022 potrebbe essere l’anno in cui più aziende “noiose” sovraperformano. Ci aspettiamo che il ciclo di riprezzamento della pandemia continui, mentre le valutazioni delle aziende che hanno fatto bene durante la pandemia tornano su livelli normali.

La Cina rappresenta un potenziale contrarian trade

Al di fuori degli Stati Uniti, la Cina deve essere monitorata attentamente. Alcune sezioni del mercato cinese, in particolare le azioni e il credito offshore, sono poco amate, ipervendute e potenzialmente molto economiche, dato che il mercato ha digerito i recenti cambiamenti normativi e l’economia ha rallentato. Normalmente, a questo punto ci saremmo aspettati un supporto dall’“impulso al credito” della Cina, ma ciò non si è ancora materializzato. Un ulteriore stimolo probabilmente sosterrà il mercato immobiliare cinese, il che significa che la Cina sta allentando le proprie politiche mentre il mondo sviluppato le sta inasprendo. Questo potrebbe rendere la Cina – e i mercati emergenti più in generale – un interessante trade contrarian per il 2022.

Il conflitto Ucraina-Russia potrebbe avere ramificazioni globali

Ci sono tre potenziali risultati della crisi tra Ucraina e Russia: la de-escalation, un’invasione o una qualche forma di intervento limitato nella zona contesa del Donbass. Le azioni russe sono state ipercomprate l’anno scorso, ma il denaro si sta riversando al di fuori dal Paese. Tuttavia, il rublo non ha visto un sell-off e i media russi non sembrano voler preparare la popolazione alla guerra, come hanno fatto con i conflitti in Crimea e Georgia. Il prezzo del petrolio in rubli è ai massimi storici, il che dimostra che – sanzioni economiche a parte – il contesto economico è buono. È probabilmente troppo presto per considerare il sell-off delle azioni russe come un’opportunità di acquisto, ma è qualcosa da tenere d’occhio.

Un contesto favorevole per la gestione attiva

Stiamo assistendo al disfacimento dello status quo dell’era pandemica e ciò ha già portato una notevole volatilità. Rimangono molte incertezze e venti di coda e tracciare una rotta per i mercati in questo contesto è molto impegnativo. Tuttavia, riteniamo che la volatilità di mercato e la rotazione settoriale presentino sempre ottime opportunità per gli investitori attivi, e quest’anno non sarà diverso.

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