Investimenti: siamo già a fine ciclo, ma la recessione è lontana

L’anno è iniziato da poco, eppure molto è già accaduto. Ad esempio, i rendimenti USA hanno guadagnato oltre 40 punti base fino a oggi e i mercati azionari sono crollati di quasi il 10% prima di recuperare il 5% nello spazio di tre giorni per poi di nuovo indebolirsi. In questo scenario, ecco di seguito la view di Emiel van den Heiligenberg, Head of Asset Allocation di LGIM.

L’inflazione continua a sorprendere anche in misura superiore alle nostre previsioni, che già erano al di sopra del consenso. Nel corso dell’anno potremmo assistere a un allentamento delle interruzioni sul lato dell’offerta, ma vi è una notevole incertezza sulla rapidità con cui questo potrà accadere. E, per ora, sembra avvenire più lentamente di quanto sperato in precedenza. Il mercato ha rapidamente accettato di dover scontare quasi sette rialzi dei tassi USA entro la fine dell’anno, mentre a fine 2021 se ne prevedevano solo due per l’anno nuovo.

Le banche centrali sono di fronte a un dilemma

’equilibrio per il futuro tra crescita e inflazione appare peggiore di quanto previsto. Ciò ha portato a una linea decisamente aggressiva senza alcun corrispondente aggiornamento delle prospettive di crescita. Tuttavia, l’aumento dell’inflazione potrebbe ancora vedere una correzione una tantum legata alle riaperture delle economie dalla pandemia e le forze disinflazionistiche che operavano in precedenza potrebbero riaffermarsi.

In mezzo a tutti questi fuochi d’artificio macroeconomici, è opportuno un aggiornamento dei nostri indicatori di recessione.

L’economia è entrata nella fase finale del ciclo molto più velocemente di quanto ci aspettassimo, come evidenzia il grafico che segue.

Queste dinamiche di fine ciclo sono ancora più evidenti se guardiamo anche la performance delle asset class rispetto al ciclo stesso. La solida performance delle materie prime, l’appiattimento della curva e la performance al contrario debole del credito sono segnali tipici di un trend di fine ciclo.

Nonostante gli indicatori, rimaniamo del parere che una recessione nei prossimi 12 mesi sia improbabile. I consumatori hanno accumulato molto risparmio, i tassi di crescita economica sono al di sopra del trend e le previsioni sull’inflazione nel lungo termine fanno sì che banche centrali possano procedere in modo graduale nei rialzi dei tassi, sebbene non si possano escludere un errore politico o reazioni istintive della Federal Reserve.

Il nostro framework ci avverte che i rischi di correzione nei mercati azionari sono in aumento. Tuttavia, riteniamo che occorra un ulteriore rialzo del rischio di recessione per giustificare una correzione più vicina alla soglia del mercato ribassista del 20%. A parte il breve ma violento crollo del mercato azionario del 1987, negli ultimi 50 anni l’S&P 500 non è mai sceso di oltre il 20% al di fuori di un ambiente recessivo (sebbene ci sia andato vicino alcune volte).

Nonostante l’attuale correzione sia a nostro avviso principalmente dovuta al re-pricing dei rialzi dei tassi, riteniamo che i titoli azionari di solito “digeriscano” bene i rialzi dei rendimenti obbligazionari. Tuttavia, può sempre verificarsi un’”indigestione temporanea” se l’aumento è rapido e se l’inflazione o una politica monetaria aggressiva sono i principali fattori trainanti. Questo, insieme al pricing del rischio geopolitico sui mercati, è quanto accaduto nelle ultime settimane.

In questo momento, tuttavia, le mosse delle banche centrali sono prezzate correttamente, soprattutto perché un allentamento delle interruzioni sul lato dell’offerta potrebbe mascherare temporaneamente un surriscaldamento nei mesi a venire.

Questo cambia qualcosa nella nostra prospettiva rialzista sugli asset di rischio?

Possiamo dire che su una scala da -3 a +3 manteniamo la nostra posizione +1 a medio termine nei portafogli multi-asset, ma in modo più tattico rispetto allo scorso anno. Ad esempio, vogliamo essere più prudenti in un eventuale buy the dip: nel 2021 abbiamo iniziato a valutare di aumentare marginalmente la nostra esposizione in prossimità di un calo azionario del 5%, ma ora aspetteremo livelli più bassi prima di considerare un aumento del rischio nel nostro portafoglio.

Gli spread creditizi hanno seguito il trend dei mercati azionari durante il selloff. Sono passati da estremamente expensive a expensive e adesso attendiamo un’ulteriore discesa prima di mutare la nostra posizione sottopesata a medio termine nel settore del credito.

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