Guerra e mercati finanziari: la view di Fondaco Sgr

Purtroppo, le attuali condizioni geopolitiche dipingono un quadro di estrema incertezza, non soltanto sui mercati finanziari, riflessa nel recente estremo incremento dell’avversione al rischio degli investitori. In questo scenario, ecco di seguito la view di Giulio Casuccio, Head of Multi asset and investment strategy di Fondaco Sgr.

I principali fattori di preoccupazione sono, prima di tutto, l’atteso impatto negativo delle sanzioni imposte alla Russia sull’economia, in particolare in Europa ma anche a livello globale, oltre ai timori di un’ulteriore escalation militare in Ucraina e, eventualmente, in altri paesi.

Le sanzioni determineranno un rallentamento della crescita, soprattutto nel Vecchio Continente, ma contribuiscono anche ad esacerbare le già preoccupanti pressioni inflazionistiche, a causa del continuo rialzo del prezzo delle principali materie prime, gas e petrolio in primis.

Ma le difficoltà potrebbero anche essere di carattere prettamente finanziario, innescate da possibili crisi di liquidità e conseguenti rischi di insolvenza da parte di istituzioni finanziarie direttamente o indirettamente esposte al mercato russo ed in grado di innescare effetti sistemici più ampi.

Un allargamento del conflitto ad altri Paesi, ovviamente, rappresenterebbe uno scenario ancora peggiore, capace di determinare una nuova recessione globale, a due anni di distanza da quella scatenata dalla pandemia nel 2020.

Approcciare i mercati finanziari in questo contesto è, ovviamente, particolarmente complesso e richiede di bilanciare con estrema attenzione e dinamismo la ricerca di opportunità di creazione di valore con quella di protezione, al fine di contenere la volatilità complessiva e limitare le possibili correzioni di breve periodo, mantenendo un orizzonte di medio periodo.

In ambito azionario, il mercato europeo è quello maggiormente sotto pressione, verso il quale mantenere un’esposizione limitata, nonostante le valutazioni attraenti, pronti ad incrementare le posizioni nel caso di evoluzioni, auspicabilmente, positive.

Più attraenti gli Stati Uniti, considerando le limitate relazioni commerciali con la Russia e l’attuale forza del mercato del lavoro, in grado di sostenere la robusta domanda interna, oltre alla distanza geografica dal conflitto: i settori growth, penalizzati dalla forte rotazione dei primi mesi dell’anno, potrebbero tornare a beneficiare di una minore crescita a livello globale.

Un’interessante opportunità è anche il mercato azionario cinese, alla luce della relativa posizione di vantaggio, dal in punto di vista economico e finanziario, rispetto alla crisi attuale, e dell’atteggiamento moderatamente espansivo delle istituzioni, in grado di offrire maggiore sostegno se richiesto dall’evoluzione della situazione globale.

Relativamente ai mercati obbligazionari, invece, l’attenzione è rivolta verso il debito dei Paesi emergenti in valuta locale, chiaramente in maniera molto selettiva ed attenta: le emissioni ad di alcuni paesi ad alto rendimento, avvantaggiati dall’elevato prezzo del petrolio, in cui le banche centrali hanno da tempo avviato politiche di rialzo dei tassi di interesse e poco coinvolti dalle sanzioni alla Russia, ad esempio Brasile e Messico, sono quelle da guardare con attenzione.

Gli strumenti in grado di offrire protezione, infine, sono diversi: innanzitutto l’oro, potenzialmente sostenuto sia dalle tensioni geopolitiche, dalle pressioni inflazionistiche e dalla possibilità di una nuova discesa dei tassi di interesse reali. Successivamente le valute tradizionalmente considerate come beni rifugio: lo yen ma anche il dollaro, soprattutto considerando la possibile nuova divergenza tra la politica monetaria più restrittiva della Federal Reserve e quella della BCE nei prossimi mesi. Infine, i titoli di Stato tedeschi e statunitensi con scadenze più lunghe, pur considerando l’impatto potenzialmente negativo dell’inflazione, soprattutto nel caso di un ritorno verso una nuova recessione globale.

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