Investimenti: tre idee per sfuggire all’incertezza di breve periodo

“Dagli anni Ottanta in avanti è cominciata la globalizzazione come l’abbiamo conosciuta: l’economia del mondo e i suoi processi produttivi diventarono “just in time”, in pratica il modello Toyota applicato in scala globale. Ora però il pendolo della storia oscilla nella direzione opposta, non è un caso che l’inversione dei tassi coincida con l’inversione dei fenomeni che furono all’origine della globalizzazione”. A farlo notare è Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR, che di seguito illustra nel dettaglio la view.

Il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza l’unica certezza” scrive Zygmunt Bauman per semplificare il suo ragionamento sulla modernità “liquida”, i grandi cambiamenti hanno sempre avuto ricadute negli equilibri politici e nel possesso della ricchezza, non sono mai stati privi di costi economici e sociali. Non sarà diverso in questa fase storica nella quale si ridisegnano gli equilibri del potere globale e le dinamiche politiche assorbono e distorcono quelle economiche.

L’idea di incertezza radicale definita da Mervin King fotografa l’attuale condizione dei mercati dove i tassi di inflazione hanno raggiunto un po’ ovunque livelli non visti da decenni e le banche centrali hanno cominciato a rispondere con le parole della forward guidance e le opere degli interventi sui tassi e della riduzione dei bilanci. Non è più tempo di omissioni, le banche centrali hanno urgenza di tornare davanti alla curva e riprendere il controllo delle aspettative. Il difficile esercizio che i banchieri centrali devono risolvere è affrontare l’inflazione mentre la crescita rallenta e salgono i rischi di recessione, soprattutto in Europa.

L’esercizio altrettanto difficile che attende gestori, consulenti e investitori è l’inversione dei rendimenti dopo decenni di costante diminuzione; da inizio anno gli indici obbligazionari di tutte le categorie mettono a segno le peggiori performance degli ultimi quarant’anni.

Le tre storie che seguono forniscono alcune suggestioni per la diversificazione del portafoglio azionario e dovrebbero aiutare a spostare in avanti l’orizzonte temporale e vincere la tentazione del “presentismo”.

Il boom del cloud computing è avvenuto negli ultimi dieci anni ma lo sviluppo di questo particolare sottosettore della tecnologia è appena all’inizio. Basti pensare che attualmente la spesa globale nel cloud computing è stimata attorno a 410 miliardi di dollari, a fine 2022 dovrebbe attestarsi a quasi 500 miliardi, con una crescita del 20%, nel 2023 dovrebbe crescere di altri cento miliardi di dollari. Lo sviluppo del cloud computing è collegato agli sviluppi di altre tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose o le reti mobili 5G, entro la fine del decennio si stima che la spesa totale annua globale nel cloud computing possa salire al trilione di dollari.

Ricordiamo anche il settore del lusso, fortemente condizionato dalla pandemia, dalle misure adottate dal governo cinese sui “super-ricchi” e dalla guerra in Ucraina. Sul settore del lusso pesano lo shock dei prezzi dell’energia e le valutazioni sono tornate ai livelli del 2020, l’annus horribilis. Eppure, guardando in profondità, emerge qualche indizio favorevole. I numeri pubblicati sino ad ora dalle società del settore confermano l’efficacia del “pricing power” e il recupero dei consumi. Il ritorno alla vita sociale ha sostenuto in modo particolare la cosmesi che ha registrato buoni recuperi nell’area del Pacifico (con una quota di mercato pari a 45%), negli Stati Uniti e in Europa (quote di mercato di 25% e 20% rispettivamente).

L’ultima “storia” riguarda la Svizzera che, grazie alla lunga stabilità istituzionale e ad un avanzato sistema scolastico (offre un livello di istruzione tra i più alti dei paesi OCSE) rappresenta un hub ideale per le società multinazionali. Poi c’è il franco svizzero, valuta stabile grazie alla stabilità delle istituzioni politiche e finanziarie. Ma quello che per gli investitori esteri è un tradizionale bene rifugio, per le imprese nazionali è una condizione che sfavorisce la competitività sui mercati esteri. Il franco ha costretto le società svizzere a dotarsi di standard di efficienza elevati per compensare con la produttività la forza delle ragioni del cambio.

La ricerca di efficienza passa per l’incessante attenzione ai costi e per i continui investimenti nell’innovazione tecnologica. Ne deriva un ambiente economico che è sano per le imprese, per i lavoratori e, naturalmente, per gli investitori che cercano remunerazione in aziende competitive, attive sui mercati internazionali, capaci di approfittare dei trend pluri-decennali. Particolarmente vivace è il segmento delle società a piccola e media capitalizzazione, molte sono attive nella farmaceutica e nell’elettronica, impegnate da tempo in strategie di crescita e di costante innovazione.

Tre storie diverse, tre idee che contribuiscono a diversificare la componente azionaria e aiutano all’esercizio del lungo periodo, l’unico che si addice all’investitore accorto, ha ricordato Warren Buffett ai suoi azionisti pochi giorni fa, l’investimento di lungo termine aiuta a scansare i pericoli di “Wall Street trasformata in sala da giochi” ha detto il Saggio di Omaha.

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