Asset allocation: ecco come riposizionare i portafogli secondo NS Parteners

Aprile è stato un mese complicato per i mercati: la discesa del Nasdaq, pari a circa il -13% ($), rappresenta la performance mensile peggiore dalla crisi finanziaria del 2008. “Un primo elemento che ha avuto un impatto significativo è, indubbiamente, la politica monetaria della FED, che nei prossimi mesi potrebbe rivelarsi più aggressiva del previsto. Nell’ultimo meeting, come ampiamente atteso, Jerome Powell ha annunciato un rialzo di 50 punti base, ponendo l’attenzione sul surriscaldamento dell’inflazione, che dall’ultima rilevazione risulta al +8,5%. Un fattore da monitarare da vicino è, tra gli altri, il costo del lavoro”. Ad affermarlo è Giacomo Calef, Country manager di NS Partners, che di seguito illustra nel dettaglio il proprio outlook.

I salari, a differenza delle materie prime, rappresentano la componente più strutturale dell’inflazione e in genere, una volta che salgono, difficilmente tornano a scendere nel breve termine. In particolare, abbiamo osservato che nel primo trimestre l’Employment Cost Index è salito del +1,4%, risultato ben oltre le aspettative. A Marzo il numero di offerte di lavoro ha raggiunto un nuovo record, pari a 11,5 milioni, riguardanti soprattutto i settori dei trasporti, dei servizi e della sanità. Per Giugno, infatti, gli economisti si attendono con elevata probabilità un altro ritocco al rialzo dello 0,50%. Il secondo elemento da tenere in considerazione, invece, riguarda la prospettiva di crescita, con il PIL USA che nel primo quarter 2022 è calato ad un tasso annualizzato del -1,4% contro attese per un +1%. Il lato positivo è che, analizzando le singole componenti, si può notare come i consumi e gli investimenti abbiano segnato un incremento, mentre il saldo della bilancia commerciale e la spesa pubblica hanno contribuito maggiormente al declino. Pertanto, lo scenario previsto dagli analisti non è recessivo, ma le proiezioni per il 2022, aggiornate a fine Aprile, indicano un rallentamento: il Fondo Monetario Internazionale si aspetta che l’economia mondiale crescerà del +3,6%, in calo dalla previsione di Gennaio pari al +4,4%. Come riposizionare, dunque, il portafoglio azionario? Sarebbe preferibile sovrappesare i settori difensivi. Analizzando il passato, potremmo considerare come esempio il 2018. Quest’ultimo è stato un anno caratterizzato da timori geopolitici e da un rallentamento generalizzato dell’economia, dove le aziende farmaceutiche hanno sovraperformato il mercato azionario globale e il settore dei beni di prima necessità ha battuto quello dei voluttuari. E, in particolare, indichiamo il comparto azionario svizzero come il più rappresentativo dei settori “vincenti” in questa fase del ciclo economico: tra i vari big player abbiamo Nestlè, Roche e Novartis.

Cina, l’impatto della politica ziro-Covid

Di recente in Cina sono scoppiati nuovi focolai del virus e il Governo è stato costretto a porre in essere delle misure restrittive alla vita sociale e delle chiusure delle attività economiche. Nonostante possa avere un impatto sulla crescita economica, il Paese ha sempre adottato la cosiddetta strategia di contenimento “zero-covid” per contrastare la crisi sanitaria, caratterizzata per essere estremamente rigorosa.

Da tenere in considerazione, in primo luogo, che il numero degli abitanti è elevato, pari a circa 1,4 miliardi, di cui circa 267 milioni sopra i 60 anni e e al tempo stesso sussiste un problema di scarsità del personale medico. Anche a Shanghai, la città più popolosa della Cina e sede di molti dei migliori ospedali del paese, il personale medico difficilmente riesce a far fronte all’incremento repentino dei casi di infezione. La città si posiziona terza in Cina per numero di medici ogni 1.000 residenti, eppure circa un mese fa più di 38.000 provenienti da fuori sono stati inviati in città per dare il proprio supporto. Le chiusure delle attività, inoltre, causano delle temporanee interruzioni delle supply chain globali, con i Paesi occidentali che ne sono dipendenti in modo significativo. Per gli Stati Uniti, ad esempio, ben il 35% della componentistica elettronica acquistata dall’estero proviene direttamente dalla Cina. Si sono create, dunque, delle congestioni dei trasporti marittimi. Il numero di navi in attesa al porto di Shanghai, che gestisce un quinto di tutte le esportazioni, era aumentato a 384 al 25 aprile, ovvero del +27% rispetto al mese precedente. Inevitabilmente, si produrrà un impatto sulla crescita attesa per il 2022, anche se le strozzature delle catene di approvvigionamento dovrebbero risolversi nel breve termine. Inoltre, nel primo trimestre del 2022 il PIL della Cina è aumentato comunque del +4,8% su base annua e, rispetto a quanto sta accadendo alle economie occidentali, il tasso di inflazione si attesta a valori più ragionevoli: a Marzo è stato registrato un +1,5% su base annua (negli USA +8,5%). Inoltre, in vista del 20esimo Congresso del partito di fine anno, in cui il presidente Xi Jinping dovrebbe ottenere un terzo mandato, il Governo cinese potrebbe implementare delle importanti politiche fiscali. Secondi alcuni analisti, quest’anno i progetti di investimento ammontano a circa $2,3 trillion, con un focus su infrastrutture tradizionali, come strade e ferrovie, nonché fabbriche, parchi industriali, incubatori tecnologici e anche parchi a tema.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!