Investimenti, tempo e rischio: le due variabili cruciali in un mercato equilibrio precario

“L’insorgere dell’inflazione e, ancor più, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia” ha detto il presidente della Consob nel corso dell’incontro annuale con la comunità finanziaria “hanno gettato pesanti ombre sulle prospettive favorevoli che si erano delineate e hanno riportato indietro le condizioni di stabilità monetaria”.

Riprendendo anche le parole di un economista svizzero del secolo scorso, Savona ha ricordato che “il problema dell’inflazione è non averla, ma se per un qualsiasi motivo si incappa in essa, il problema diviene come uscirne senza creare danni irreparabili”.

Le parole prese in prestito da Karl Brunner descrivono con precisione il crinale sul quale le banche centrali, impegnate nel pilotare l’atterraggio morbido dell’economia, si oppongono ai mercati che invece prezzano lo scenario dei “danni irreparabili” e l’ipotesi della recessione passa da “rischio in aumento” a scenario probabile.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR.

Utilizzando il modello di Equilibrio Dinamico Stocastico Generale, gli economisti della Fed di New York indicano che le probabilità di un “hard landing” sono salite a circa l’80%. Non si tratta di previsioni ufficiali ma, in ogni caso, questo è il gramo risultato di un’analisi condotta con uno strumento, il modello DSGE, ampiamente utilizzato nella ricerca macroeconomica.

Nell’Unione Europea, la posta della partita a poker con la Russia consiste nelle forniture di gas. I leader dei paesi G7 stanno discutendo la risoluzione di imporre un price-cap ai prezzi del gas ma l’altra faccia della medaglia è la possibilità che la Russia reagisca con la sospensione totale delle forniture. Il sondaggio IFO sulla fiducia delle imprese in Germania è sceso a 92,3: le aziende sono più pessimiste sulle condizioni dell’economia tedesca e le prospettive per i prossimi sei mesi sono scese in misura senza precedenti.

Alle prospettive cupe, nel Vecchio Continente si somma la complicazione della frammentazione delle politiche economiche: a Francoforte devono lavorare in fretta alla messa a punto del cosiddetto “scudo anti-spread” per preservare la stabilità finanziaria nell’Eurozona. L’annuncio, debole nella conferenza stampa del 9 giugno, rinforzato nella riunione straordinaria della settimana successiva, ha raffreddato le tensioni ma più passa il tempo e più diventano importanti i dettagli del piano di reinvestimento dei titoli, in quale misura e quali paesi verranno favoriti o danneggiati. Tra le preoccupazioni maggiori c’è la posizione fiscale italiana, i livelli del debito pubblico e gli equilibri politici: da settembre in avanti saremo di fatto in campagna elettorale. L’altra conseguenza della frammentazione finanziaria nell’Eurozona riguarda le banche e i titoli di debito pubblico che detengono nei bilanci, una relazione che ebbe conseguenze molto costose nel corso della crisi di dieci anni fa.

Le variabili del nostro scenario che, non dimentichiamolo, è uno scenario di guerra, sono le materie prime, l’evoluzione della loro offerta, l’inflazione: tutto gira attorno a queste grandezze, osservate con scrupolo da banchieri centrali, analisti e gestori. Leggeri miglioramenti nell’inflazione “core” e, più recentemente, nel prezzo del petrolio, lasciano intravedere la possibilità che il picco dell’inflazione sia prossimo.

Pochi giorni fa Christopher J. Waller del Board della Fed si è espresso a favore di un altro aumento di 75 punti base a luglio. I prezzi dei future della parte corta della curva scontano un ciclo di rialzo della Fed di 275 punti base da qui alla fine del 2024 e prezzano un ciclo di rialzo per la Banca Centrale Europea di 250 punti base, un’ipotesi ardita che non tiene conto dell’incertezza sul gas e i rischi di recessione.

Se i banchieri centrali riuscissero nel difficile esercizio di guidare il rialzo dei tassi senza esacerbare il fardello sull’attività economica lo scenario cambierebbe radicalmente. I mercati non scommettono sul successo delle banche centrali ma lo sperano.

Ma non è certo la speranza la bussola che deve guidare le scelte allocative nei portafogli di investimento, non sono i desideri o le previsioni i consiglieri più affidabili. Abbiamo sempre raccomandato su queste colonne i vantaggi di un portafoglio equilibrato e ben diversificato e abbiamo ricordato le insidie della diversificazione tradizionale, alterata dalla correlazione tra azioni e obbligazioni. La diversificazione si estende a tutte le strategie idiosincratiche o a bassa esposizione al beta di mercato, “market neutral”, “liquid alternative”, multi-asset al desiderato livello di rischio.

Cautela non significa rassegnazione, aggiustare il portafoglio non significa stravolgerlo radicalmente, non esistono pasti gratis neppure negli investimenti: gli spaghetti a mezzanotte offerti ai clienti della discoteca in realtà non sono mai stati gratis, nella balera dei portafogli vanno di pari passo con il rischio e con il tempo, le sole valute buone per acquistare rendimento.

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