Asset allocation: ecco cosa preferire in scia al Next Generation Eu

Come potrebbe evolversi l’economia Europea nei prossimi mesi? Secondo le stime degli analisti il PIL dell’UE dovrebbe mantenersi in territorio positivo nel 2022, grazie soprattutto all’effetto trascinamento del 2021 (che vale circa 2 punti percentuali), alle riaperture delle attività e della decisa azione politica a sostegno della crescita durante la pandemia.

La crescita del PIL reale sia nell’UE che nella zona euro è prevista al 2,7% per il 2022 e al 2,3% per il 2023, in calo rispetto al 4,0 % e al 2,8% dello scorso febbraio. La crescita della produzione si fermerà probabilmente allo 0,8% (contro 2,1% della stima precedente).

I consumi privati dovrebbero rimanere sostenuti nella rimanente parte del 2022 grazie alle riaperture dei servizi ad alta intensità di contatti, al mercato del lavoro favorevole e in costante miglioramento, al minore accumulo di risparmi e alle misure di bilancio volte a compensare l’aumento dei prezzi dell’energia.

Infine gli investimenti dovrebbero trarre beneficio dalla piena implementazione del NGeu. Fin qui tutto bene.

Quali però i rischi

Come noto, il maggior impatto negativo sull’economia mondiale e in particolare su quella dell’UE, è dovuto ai prezzi delle materie prime energetiche che, nonostante fossero già aumentati in misura sostanziale prima della guerra (dai minimi  toccati durante la pandemia), hanno subito ulteriori pressioni al rialzo e un forte incremento della volatilità. Questo è vero anche per i prodotti alimentari e altri beni e servizi di base per i quali le famiglie hanno riscontrato un calo del loro potere d’acquisto. Le interruzioni della logistica e delle catene di approvvigionamento indotte dalla guerra, nonché l’aumento dei costi di produzione per un’ampia gamma di materie prime, amplificano ulteriormente le turbative del commercio globale.

Lo scenario è valido se il gas russo continua ad arrivare (lo stop di 10 giorni è ininfluente). Se viceversa la Russia dovesse sospendere del tutto le forniture di gas all’Europa, il PIL Europeo potrebbe perdere tra 2 e 2,5 punti percentuali nel 2022 e chiudere quindi l’anno in sostanziale parità e circa 2 punti percentuali nel 2023 (a patto che si trovino delle fonti alternative) che chiuderebbe quindi con una modesta crescita (le stime sono tuttavia soggette a revisione al ribasso).

Nello scenario di incertezza, vediamo quali sono le cose meno incerte: a fine anno i tassi di interesse saranno più alti di quelli attuali, così come la crescita del PIL del terzo trimestre sarà più bassa rispetto a quella del primo trimestre (con tassi di interesse più elevati è difficile che sia maggiore di quella attuale).

L’asset allocation

La certezza è che il piano Next Generation Eu è partito e che dovrebbe beneficiare tutte quelle imprese che operano nel settore della digitalizzazione di prodotto e di processo, della cyber security, della trasmissione di dati su rete fissa o mobile.

Con lo scenario energetico attuale, anche tutte le imprese che operano nella produzione di energia, soprattutto quella verde (che probabilmente vedranno pure aumentati gli investimenti), da quelle locali a quelli nazionali senza dimenticare tutte quelle che operano nel settore delle infrastrutture e della salute.

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim

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