Asset allocation: c’è ancora differenza tra growth e value

Con l’approssimarsi della prossima stagione degli utili al centro delle priorità degli investitori, il precedente trimestre di revisioni al ribasso – sia sul fronte del PIL che degli utili – non può che portare con sè un tono negativo. L’unico aspetto positivo è che una fase di debolezza dell’economia si porta dietro Banche centrali più aggressive e la prospettiva di aumenti dei tassi d’interesse meno ripidi. Inoltre, l’ultima mossa dell’OPEC di tagliare la produzione di petrolio contribuisce ad agitare ulteriormente il contesto geopolitico globale.

Le oscillazioni dei mercati azionari restano ampie e richiedono una diversificazione a livello regionale, ma anche settoriale e di stili di investimento”. Ad affermarlo è Louise Dudley, Global Equities Portfolio Manager di Federated Hermes, che di seguito spiega nel dettaglio la view.

I segmenti growth del mercato continuano a soffrire, anche se la forbice tra value e growth rimane consistente, in quanto i timori di recessione colpiscono i ciclici mentre i settori più orientati al growth traggono sostegno dalle rassicurazioni riguardo ad una pressione al ribasso sui tassi di interesse. 

Anche le interruzioni della catena di approvvigionamento sono percepite come uno dei rischi più significativi per molte aziende, oltre alla flessione della domanda e al rallentamento generale del mercato. Le materie prime continuano a rappresentare un’area di relativa solidità, grazie alla capacità di adeguarsi e di rispondere ai prezzi inflazionistici con contratti flessibili. Inoltre, gli investitori stanno adotando una prospettiva molto concentrata sul breve termine, con minori preoccupazioni per il prolungato contesto di stagflazione che, secondo le nostre previsioni, si protrarrà fino al 2023.

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