Investimenti, bond: la duration Usa può proteggere dal rischio di recessione

La pubblicazione dei dati sull’inflazione USA (CPI) e la pubblicazione dei verbali della FED sono stati gli eventi principali della settimana. In entrambi i casi l’esito è stato il meno favorevole per gli asset rischiosi: le pressioni inflazionistiche restano ostinatamente elevate ed è stato confermato il forte impegno della Fed a contrastare le pressioni inflazionistiche. Tuttavia, i mercati sono rimbalzati dopo il rilascio del dato USA, probabilmente a causa di fattori di natura tecnica, di attività di ricopertura di posizioni corte e dell’ipotesi, da parte di alcuni, che il mercato sia molto vicino al suo minimo.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Salvatore Bruno, Responsabile Investimenti di Generali Investments Partners.

Il quadro resta comunque estremamente difficile per gli asset rischiosi; le valutazioni sui listini azionari hanno subito dure correzioni, ma le aspettative di utili no, il che non è coerente con uno scenario di rallentamento o di recessione. La prossima reporting season sarà fondamentale da monitorare e diverse società hanno già messo in guardia circa il raggiungimento degli obiettivi di profitto.

I tassi, d’altra parte, sembrano aver scontato ampiamente l’aggiustamento delle politiche monetarie, mentre non considerano ancora un potenziale scenario di rallentamento o recessione. A questi livelli alcuni mercati obbligazionari stanno lentamente tornando ad essere interessanti: la duration USA potrebbe proteggere dal rischio di recessione soprattutto nel segmento centrale della curva, mentre un atteggiamento più prudente è appropriato in Europa nella parte più breve. Gli elementi da monitorare nelle prossime settimane saranno le dichiarazioni delle banche centrali, i dati su occupazione e mercato residenziale negli USA, le evidenze della reporting season e le incognite legate agli sviluppi geopolitici nell’Europa orientale.

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