Asset allocation, bond emergenti: rischio limitato a patto di scegliere bene

Gli investitori tendono a percepire il debito dei mercati emergenti come ad alto rischio, spesso sottopesandolo nei portafogli istituzionali e individuali. In realtà, questa asset class, grazie a dimensioni, varietà e rapporto rischio-rendimento, è così ampia da offrire occasioni di investimento per tutto lo spettro di rischio“. Ad affermarlo è Kristin Ceva, responsabile strategie paesi emergenti di Payden & Rygel, che di seguito spiega nel dettaglio la view.

Sotto il profilo della diversificazione geografica, l’offerta non ha eguali: l’universo dei mercati emergenti abbraccia infatti 80 paesi, consentendo di costruire portafogli con esposizione ad Africa, America Latina, Asia ed Europa. Certo, ci sono vincitori e vinti nell’attuale panorama economico-finanziario flagellato dallo shock delle materie prime, ma gli investitori possono essere selettivi, concentrandosi su quei paesi che beneficiano di condizioni commerciali più vantaggiose. Contrariamente all’opinione comune, poi, il debito dei mercati emergenti non è così rischioso come viene descritto. Anzi, il rapporto tra rischio e rendimento è significativamente migliore rispetto al mercato azionario, sul quale storicamente si concentrano gli investitori, poiché vi percepiscono un livello di rischio minore.  Negli ultimi vent’anni, però, le obbligazioni hanno registrato lo stesso rendimento totale annualizzato delle azioni, con solo un terzo della volatilità di mercato.

Un’ampia scelta: ben tre asset class

Quando si parla di reddito fisso dei mercati emergenti, ci si riferisce a tre asset class distinte: il debito sovrano o governativo denominato in dollari – sia investment grade che high-yield – il debito societario denominato in dollari (cresciuto enormemente negli ultimi anni con uno spread aggiuntivo rispetto al debito sovrano) e le emissioni in valuta locale, il cui flusso di rendimento totale riflette sia le variazioni del rendimento sia le variazioni della valuta di un particolare bond. Complessivamente, circa il 60% di questo debito è investment grade, ma si può affermare che le migliori opportunità siano nelle emissioni high-yield, a condizione che i portafogli siano ampiamente diversificati e a gestione attiva.

I fondamentali dei paesi emergenti sono migliori rispetto al 2013

Con il “Taper Tantrum” del 2013, cinque grandi economie emergenti si sono scoperte “fragili” a causa dei loro deficit delle partite correnti: Brasile, India, Indonesia, Sudafrica e Turchia. Oggi, però, questi stessi paesi registrano un avanzo o neutralità delle partite correnti, ad eccezione della Turchia. In generale, l’area dei mercati emergenti ha lavorato negli ultimi anni per permettere alle valute di adeguarsi gradualmente e di indebolirsi per ottenere un miglioramento dei saldi delle partite correnti. In aggiunta, le Banche Centrali si sono mosse con celerità e maggior proattività rispetto al passato per combattere l’inflazione: i rialzi dei tassi sono cominciati l’anno scorso, ben prima della Fed. Gran parte del lavoro, quindi, è già stato fatto. Nonostante l’inflazione a breve termine rimanga elevata in tutte le aree geografiche, ci aspettiamo che il mix tra politiche monetarie proattive, ammorbidimento dei prezzi delle materie prime e catene di approvvigionamento meno vincolate, porterà a una diminuzione delle pressioni inflattive nei prossimi sei mesi. A questo scenario, si aggiunge il ruolo del Fondo Monetario Internazionale (FMI). L’istituzione con sede a Washington, infatti, continua a essere determinante nel fornire liquidità e ancoraggio politico in condizioni esogene, comunque, complicate. L’FMI ha anche approvato di recente programmi di sostegno economico per Sri Lanka, Zambia e Pakistan.

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