Asset allocation: ecco perchè puntare sul Giappone

Le incertezze macroeconomiche, l’inasprimento delle politiche monetarie da parte della Fed e l’indebolimento dello yen hanno creato agitazione nei mercati finanziari giapponesi.

“Una delle principali cause della debolezza esibita dallo yen è il divario tra i tassi d’interesse negli Stati Uniti e in Giappone. La Fed, a nostro parere, proseguirà nel suo percorso di rialzo dei tassi d’interesse per combattere l’inflazione. Ma l’altra faccia della medaglia di questo ruolo di proattivo “pompiere” anti-inflazione è che un eccessivo inasprimento delle politiche potrebbe danneggiare i consumatori statunitensi, specialmente quelli provenienti da famiglie a medio e basso reddito”. Ad affermarlo è Kohei Higashi, gestore di portafoglio di Capital Group, che di seguito spiega più nel dettaglio la view.

La Bank of Japan lo ha compreso e ha quindi escluso il ricorso a rialzi dei tassi aggressivi, impegnandosi al contempo a tenere sotto controllo la debolezza dello yen. Poiché è improbabile che la BoJ cambi rotta rispetto il suo attuale indirizzo di politica monetaria, almeno nel breve periodo, lo yen potrebbe rimanere sotto pressione. Per alcune società orientate al mercato interno uno yen debole è un rischio. Ma per le aziende esportatrici è un fatto positivo.

La debolezza della valuta nipponica ha inoltre un effetto inflazionistico sull’economia del Paese data la sua posizione di grande importatore netto di energia, generi alimentari e soft commodity. L’inflazione viaggia ormai da diversi mesi al di sopra del target del 2% fissato dalla banca centrale. Non è la prima volta che lo supera; è accaduto ad esempio negli anni ‘70.

La riapertura di frontiere e attività economiche, la domanda repressa dei consumatori e i risparmi accumulati nel corso della pandemia sono tutti fattori che hanno sostenuto l’economia giapponese e di altri parti del mondo. La sostenibilità globale dell’attuale livello dei consumi è tuttavia un’incognita. La mia previsione è che esso rimarrà invariato fino alla fine dell’anno per poi calare nel 2023.

Ci troviamo in corrispondenza di un potenziale punto di svolta dei cicli macroeconomici e delle dinamiche geopolitiche. Non solo il Giappone, bensì il mondo intero è alle prese con un lungo elenco di incertezze, tra cui le principali provocate da tensioni geopolitiche, interruzioni delle catene di approvvigionamento, aumento dei tassi d’interesse e dell’inflazione e pandemia ancora in corso.

Grande attenzione è rivolta agli Stati Uniti e a come l’andamento della loro economia influenzerà il resto del mondo. È tuttavia importante riconoscere le differenze tra Stati Uniti e Giappone, due economie strutturalmente diverse e con problemi differenti.

Negli Stati Uniti, nonostante l’inflazione sia ai propri massimi da diversi decenni a questa parte, ad aumentare è anche il costo del lavoro dato che la crescita dei salari continua ad essere favorita da un mercato del lavoro caratterizzato da un eccesso di domanda. In seguito agli aggressivi rialzi dei tassi di quest’anno, inoltre, il dollaro è andato rafforzandosi.

Il Giappone, grande importatore di energia, generi alimentari e altre merci, è alle prese dal canto suo con un’inflazione caratterizzata dall’incremento dei prezzi a livello dei produttori e con uno yen debole, entrambi fatti negativi per l’economia. I salari reali sono poi in stagnazione. A causa del minor reddito disponibile, un aumento dell’inflazione a livello dei prezzi al consumo potrebbe costringere la popolazione a tagliare le proprie spese. Poiché rispetto al passato uno yen debole non è più di beneficio per l’economia giapponese, potremmo arrivare al punto in cui la BoJ dovrà smettere di proteggere la valuta da un ulteriore indebolimento rispetto al dollaro USA.

Per questo le nostre prospettive sull’economia giapponese rimangono caute. Alla luce dei tanti fattori all’opera è importante mantenere un portafoglio di investimenti diversificato.

La recente vittoria alle elezioni dovrebbe dare al primo ministro Kishida e al suo governo tempo a sufficienza per realizzare il proprio programma politico. Uno dei suoi obiettivi è dare impulso all’adozione delle energie rinnovabili; il primo ministro sostiene fortemente la transizione energetica del Paese e si è impegnato ad elaborare un “piano verde” decennale. Ciò fa sperare bene per la comunità degli investitori data la sempre maggiore importanza acquisita dalle tematiche ESG nel corso degli anni. Un’altra priorità nella sua agenda è il ritorno in auge dell’energia nucleare, un’importante fonte di elettricità a basse emissioni di CO2 che contribuirà alla transizione della società giapponese verso la neutralità carbonica. Il trauma provocato dal disastro nucleare di Fukushima del 2011 non è stato ancora superato, ma sono trascorsi 11 anni e in questo periodo di tempo sono state create norme stringenti per garantire i più alti standard di sicurezza.

Il primo ministro sostiene altresì gli investimenti da parte delle famiglie; uno degli slogan di lungo corso del governo è proprio “dal risparmio all’investimento”. Questo cambio di passo verso una mentalità più favorevole agli investimenti è particolarmente importante per il popolo giapponese, noto per il proprio alto tasso di risparmio, specialmente in caso di prosecuzione del trend inflazionistico.

L’unicità del panorama degli investimenti in Giappone presenta interessanti opportunità di selezione dei titoli. Le nostre analisi mostrano che lo stock picking, supportato da una ricerca rigorosa, può generare alfa a lungo termine. Ad informare i nostri ragionamenti contribuisce anche la ricerca macro.

Nei prossimi dieci anni assisteremo con tutta probabilità all’emergere di nuovi leader del mercato azionario giapponese. Nonostante gli inevitabili cambiamenti che intervengono nei mercati, rimaniamo concentrati su una gestione attiva, che si trova al centro di tutto ciò che facciamo ed è la chiave per individuare i vincitori di lungo periodo.

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