Asset allocation: opportunità di lungo termine nelle infrastrutture

L’Inflation Reduction Act firmato ad agosto negli negli Stati Uniti è la legge relativa al clima più pertinente nella storia del paese e siamo convinti che porterà a una trasformazione nel settore. L’elettricità generata nel mondo entro il 2050 sarà complessivamente almeno il doppio di quella odierna, rendendo sempre più necessarie fonti di energia aggiuntive e un’espansione della trasmissione. Aggiungere due veicoli elettrici in un’area dedicata a risorse per i servizi equivale ad aggiungere un’altra abitazione. In un contesto di aumenti dei rendimenti obbligazionari, l’attenzione degli investitori potrebbero rivolgersi alle infrastrutture quotate, che storicamente hanno costituito un’offerta con una volatilità minore e secondo noi dovrebbero continuare a farlo, con valutazioni del mercato efficienti che potrebbero essere più interessanti rispetto ai peer non quotati. Sicurezza energetica e clima sono propulsori di lungo termine per le infrastrutture.

Le infrastrutture continuano quindi essere più interessanti per gli investitori in un contesto di inflazione elevata, rallentamento della crescita e prospettive sempre più solide per la spesa per infrastrutture da quando è stato approvato l’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti.

Ecco, in quest’ottica la view di Nick Langley, Portfolio Manager di ClearBridge Investments, gruppo Franklin Templeton sulle opportunità di lungo termine in quest’area.

È troppo tardi affinché gli investitori pensino a un investimento in infrastrutture quotate?

No, non è troppo tardi, e per vari motivi. Primo, la politica pubblica: È sempre opportuno investire seguendo la direzione della politica pubblica. Al momento attuale, la sicurezza energetica è il propulsore della politica, e per realizzarla sarà necessaria un’intensa attività di costruzioni. Con i prezzi elevati del gas e la contrazione delle forniture dovuti alla guerra tra Russia e Ucraina i riflettori si sono puntati sull’importanza dell’investimento nell’energia e della sicurezza energetica. Secondo, la politica fiscale: Non è opportuno andare contro la politica fiscale. Bisogna investire lì dove affluisce il denaro del governo.

L’Inflation Reduction Act firmato negli negli Stati Uniti il 16 agosto 2022 è la legge sul clima più pertinente nella storia del paese e siano convinti che porterà a una trasformazione nel settore. Dal punto di vista economico, a partire da questo momento non vi è alcun motivo migliore per costruire in aree diverse dalle energie rinnovabili. In gran parte, ciò è dovuto ai crediti d’imposta. I crediti d’imposta per la produzione di energia solare/eolica sono disponibili fino al 2032, o fino a che non si sarà realizzata una riduzione del 75% dei gas serra (in base alle cifre del 2022).

In entrambi i casi, sarà prevedibilmente un elemento a favore dell’investimento per ben più di un decennio. Il terzo motivo è la crescita secolare. La forte necessità di spesa per infrastrutture è l’elemento portante della crescita per il prossimo decennio, e oltre. Il presidente Biden vuole ridurre del 50% le emissioni negli Stati Uniti entro il 2030, arrivando a una generazione di circa metà dell’energia statunitense da impianti solari entro il 2050. Per arrivare all’azzeramento netto delle emissioni entro il 2050, saranno necessari investimenti in infrastrutture per la trasmissione dell’elettricità per quasi 320 miliardi di dollari entro il 2030.

Perché saranno necessari investimenti così ingenti in infrastrutture?

Vi sono vari propulsori per l’investimento in infrastrutture, a partire dall’elettrificazione. L’elettricità generata nel mondo entro il 2050 nel mondo sarà almeno il doppio di quella odierna, vale a dire che saranno necessarie altre fonti di energia e un’espansione della trasmissione. Aggiungere due veicoli elettrici in un’area dedicata a risorse per i servizi equivale ad aggiungere un’altra abitazione. Entro il 2030 pertanto gli Stati Uniti devono estendere la rete di trasmissione del 60% in termini di miglia gigawatt e triplicarla entro il 2050 per arrivare all’azzeramento netto delle emissioni. Nel complesso si dovranno impiegare almeno 2,5 trilioni incrementali di dollari entro il 2030 per realizzare l’azzeramento netto delle emissioni entro il 2050.

Che cosa significano i rendimenti obbligazionari più elevati per l’area delle infrastrutture?

Nei mercati privati, gli investitori acquistano infrastrutture a prezzi più elevati, e lo fanno volentieri poiché il processo di valutazione mark-to-model porta a profilo dei rendimenti meno volatile, considerando che gli asset sono rivalutati più o meno ogni anno. Entrando in un contesto di rendimenti obbligazionari destinati a salire in futuro, si otterrebbero un aumento del costo del capitale e un tasso di sconto più elevato, con un markdown nel tempo per gli asset non quotati. Rendersi conto di questo ha portato a riconoscere la svalutazione nel tempo nell’area non quotata. Di conseguenza, gli investitori potrebbero rivolgersi al mercato delle infrastrutture quotate, che storicamente hanno costituito un’offerta con una minore volatilità e secondo noi dovrebbero continuare a farlo, con valutazioni del mercato efficienti che potrebbero essere più interessanti rispetto ai peer non quotati.

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