Asset allocation, Asia: ecco perchè nel 2023 sarà appetibile

Le previsioni globali per il 2023 sono state riviste al ribasso, in quanto ci aspettiamo una recessione tecnica nei mercati sviluppati nei prossimi trimestri”. Ad affermarlo è Carlos Casanova, Senior Economist, Asia di Ubp, che di seguito illustra l’outlook per il prossimo anno con focus sull’Asia.

L’inflazione globale dovrebbe diminuire dal suo picco, ma solo progressivamente, il che significa che rimarrà per tutto il 2023 al di sopra del target del 2%, utilizzato da molte banche centrali dei Paesi industrializzati. Le politiche monetarie restrittive rimarranno probabilmente in vigore nei prossimi trimestri, poiché i banchieri centrali si concentreranno sulla lotta all’inflazione, a scapito della crescita e dell’occupazione.

Le prospettive per l’Asia nel 2023 sono però più costruttive. I Paesi asiatici dovrebbero registrare una crescita aggregata del 4,2% nel 2023, in quanto le tendenze demografiche positive e i fondamentali solidi contribuiscono a far crescere la regione nonostante la forza del dollaro e l’aumento dei tassi di riferimento nel 2022.

La regione ha registrato una buona performance a fronte di crescenti ostacoli. Le ragioni sono molteplici:

  1. Fondamentali: la maggior parte delle economie asiatiche sono esportatrici nette e godono di avanzi delle partite correnti. Per Thailandia, India e Filippine si prevede un lieve deficit. Le riserve valutarie sono ampiamente superiori a 3 mesi di importazioni.
  2. Le riserve: le economie asiatiche hanno utilizzato efficacemente i loro cuscinetti di valuta per minimizzare l’impatto di una liquidità ridotta e di un dollaro forte. Ad esempio, le riserve in valuta estera sono diminuite dall’inizio del ciclo di inasprimento della Fed nel marzo 2022.
  3. Tendenze strutturali: la regione continua a beneficiare di afflussi di investimenti diretti stranieri a lungo termine, anche dalla Cina, grazie a un ampio vantaggio demografico e alla delocalizzazione della catena di approvvigionamento.

Inflazione e politica monetaria

L’Asia non è immune all’aumento dell’inflazione, al rialzo dei rendimenti USA e ai rischi di recessione dei principali Paesi industrializzati. Tuttavia, la regione ha mantenuto uno slancio di crescita positivo durante il 2022 e in vista del 2023.

Parte di questo risultato può essere ricondotto alla minore inflazione rispetto ai Paesi industrializzati. Su una base ponderata per il PIL, prevediamo che i prezzi al consumo raggiungeranno un picco di circa il 4,0% nel 2022, al di sopra della media decennale del 2,2%, prima di diminuire nel primo semestre del 2023.

Le pressioni inflazionistiche rimangono sotto controllo grazie a una combinazione di sussidi per contenere l’aumento dei prezzi dei carburanti e dei generi alimentari e a una demografia favorevole. Ad esempio, i tassi di disoccupazione rimangono al di sopra dei livelli pre-Covid in tutte le economie, ad eccezione di Australia e Corea del Sud, riducendo la crescita dei salari e la componente dell’inflazione trainata dalla domanda.

Sia le banche centrali dei Paesi industrializzati sia quelle dei Paesi emergenti sono nel mezzo di un ciclo di inasprimento aggressivo, iniziato a metà del 2021 e guidato da Corea e Nuova Zelanda. Le uniche eccezioni sono la Cina e il Giappone.

La regione sta registrando deflussi a fronte di un dollaro più forte. Questo ciclo continuerà probabilmente fino alla fine del 2022, ma la pressione per un rialzo dei tassi eccessivo sarà minore, grazie a una dinamica dell’inflazione più favorevole rispetto agli Stati Uniti e a tassi reali positivi.

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