Investimenti: l’equazione tra sostenibilità e rendimenti

La ricerca Schroders Global Investor Study 2022, indagine annuale che coinvolge 23.000 persone in 33 Paesi di tutto il mondo, ha fotografato anche in questa edizione il sentiment degli investitori in merito al rapporto tra investimenti sostenibili e rendimento.

Da uno spaccato dei risultati sull’Italia emerge il convincimento crescente, per il 51% degli italiani intervistati (60% a livello globale), che la sostenibilità sia non solo una scelta civilmente responsabile ma che sia anche l’unica strada in grado di assicurare rendimento nel lungo periodo. Un risultato che porta a ritenere ormai superata la concezione che investire in modo sostenibile rappresenti una scelta alternativa e in qualche modo decorrelata dalla ricerca di rendimento.


Questa significativa evoluzione nelle attitudini degli investitori trova conferma in un altro dato rilevato dallo studio di Schroders: se nel 2021 il 48% degli investitori italiani dichiarava la necessità di ottenere prove sulla performance positiva degli investimenti sostenibili, oggi è solo il 35% a dichiarare che l’evidenza di una correlazione positiva tra sostenibilità e rendimenti sia discriminante nella decisione di puntare su investimenti sostenibili.

La scelta di puntare su investimenti sostenibili per ottenere migliori rendimenti si evidenzia anche a livello di motivazioni, con il 39% degli investitori italiani (il 36% a livello globale) che la colloca in ordine di importanza davanti a ragioni di natura sociale (29%) e dietro solo alla ricerca di un impatto ambientale positivo (47%).

Del resto, meno di un terzo degli investitori italiani (28%, 37% il dato globale) esprime preoccupazioni sulla performance: queste riguardano piuttosto altre tematiche inerenti alla finanza sostenibile.

Trasparenza, greenwashing e formazione

Tra le preoccupazioni e le richieste degli investitori italiani la principale è senza dubbio la trasparenza, come segnalato da un investitore italiano su due (51% su scala globale). In particolare, a denunciarlo sono gli investitori più giovani, con il 55% degli appartenenti alla Generazione Z, e quelli più competenti, con il 53% degli investitori esperti (rispettivamente 54% e 53% a livello globale).

Del resto, se si parla di greenwashing, cioè di un ambientalismo di facciata utilizzato come strumento di marketing, emergono percentuali simili: il 51% degli investitori italiani (il 60% di quelli globali) è convinto che i provider e le istituzioni finanziarie facciano greenwashing, dato che sale al 55% tra i giovani della Generazione Z e al 58% tra gli investitori esperti (rispettivamente 54% e 72% a livello globale).

Anche a fronte di queste riserve, l’istruzione è, forse non a caso, l’area in cui si dovrebbe investire (18%, 21% il dato globale), ed è anche la soluzione proposta dagli stessi investitori che, per quasi la metà (45% italiani, 48% a livello globale) indicano una maggiore formazione generale come il primo fattore che favorirebbe un aumento degli investimenti sostenibili.

Andy Howard, Global Head of Sustainable Investment di Schroders, ha dichiarato: “Più le persone sono in grado di comprendere i prodotti in cui investono e il loro impatto sulla società e sull’ambiente, più capitale dovrebbe confluire negli investimenti sostenibili. Per questo motivo, ogni trimestre Schroders fornisce un aggiornamento sui temi che caratterizzano il panorama della sostenibilità”.

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