Investimenti: attenzione alle nubi sul dollaro e all’incognita Cina

Nel mese di ottobre l’inflazione degli Stati Uniti, misurata dall’indice dei prezzi al consumo (CPI), è salita del 7,7% su base annua, ad un ritmo inferiore rispetto al rialzo del +8,0% atteso e anche rispetto al +8,2% di settembre. Il dato è stato caratterizzato da un rallentamento dei prezzi dell’energia, delle merci e degli alimentari; essi nell’ultimo mese sono saliti rispettivamente dell’1,32%, dell’1,05% e dell’1,53% su base annua. Inoltre, oltre a un rallentamento dei prezzi dei beni di base, i più sensibili a una riduzione dei tassi (ad esempio le macchine), sono scesi anche i prezzi delle assicurazioni sanitarie. Non c’è ancora tuttavia un rallentamento del principale catalizzatore dell’inflazione Usa, ovvero i servizi; essi infatti nel mese di ottobre sono saliti del 3.90% rispetto un +3.88% del mese di settembre.

Il dato positivo sull’inflazione negli Stati Uniti ha provocato un effetto molto eloquente sui mercati finanziari. Infatti, gli operatori credono che il peggio sia ormai passato e che l’indice dei prezzi al consumo si sia avviato verso una traiettoria discendente. Cosa potrebbe voler dire ciò? Ecco di seguito la view di Giacomo Calef, Country manager di NS Partners.

Gli operatori finanziari sono ora ancora più convinti che la Federal Reserve si manterrà meno aggressiva nelle prossime riunioni con un probabile rialzo da 50 punti base a dicembre e 25 punti base a febbraio. È probabile che questo cambiamento nelle aspettative, così come l’aumento della propensione al rischio degli investitori, possa creare spazio per un rallentamento del dollaro sulle altre valute. A prova di ciò, l’euro si è apprezzato nei confronti del dollaro toccando quota 1,04. Gli Stati Uniti conseguentemente potrebbero vedere confluire un afflusso sempre più ridotto di capitali esteri; il biglietto verde, uno dei beni rifugio per eccellenza, potrebbe in futuro essere venduto in cambio di alternative a più alto rendimento. Inoltre con il rallentamento dell’inflazione statunitense, il 10 novembre l’azionario e il comparto obbligazionario hanno registrato un importante rally grazie al miglioramento delle aspettative sui tassi Fed. In conclusione, il dato dell’inflazione americana fa ben sperare gli investitori; sarà comunque importante non lasciarsi prendere dall’euforia, avere un approccio critico sulla lettura dei prossimi dati inflazionistici e monitorare costantemente la difficile situazione geopolitica in Europa. La strada per raggiungere l’inflazione target del 2% è ancora lunga, con un mercato del lavoro ancora troppo rigido e salari alti.

Il mattone cinese verso la ripresa

La Cina, la seconda economia mondiale guidata dall’ormai affermato Xi Jinping, sta assistendo all’inesorabile declino del proprio mercato immobiliare, che per il Dragone vale il 25% del proprio Pil. Nei primi mesi dell’anno le azioni dei colossi immobiliari hanno perso 55 miliardi di dollari. E se si somma il crollo del 2021, i titoli del mattone valgono oggi oltre il 60% in meno di due anni fa. Il brusco rallentamento è causa del tentativo del governo di ridurre l’eccessivo indebitamento dei costruttori, limitando la loro capacità di ottenere finanziamenti. La stretta ha provocato una riduzione dei prezzi degli immobili, un calo delle vendite, inadempienze obbligazionarie e la sospensione della costruzione di abitazioni, portando i proprietari di case a minacciare di interrompere il pagamento dei mutui.

Qualche giorno fa il governo cinese ha così presentato un piano di salvataggio; l’obiettivo sarà quello di aiutare l’ormai problematico settore immobiliare allentando le restrizioni bancarie con dei “prestiti speciali” e permettendo alle aziende di poter raccogliere capitale per continuare le loro attività. Il piano secondo gli economisti rappresenta un “punto di svolta” per il settore immobiliare cinese; insieme ad altre politiche annunciate all’inizio di quest’anno, potrebbe iniettare più di 1 trilione di yuan (142 miliardi di dollari). La notizia ha quindi contribuito a far riprendere l’indice Hang Seng China Enterprise, il quale in pochi giorni è riuscito a guadagnare oltre il 17%. Ma tale manovra ha avuto un impatto anche sul prezzo del rame, che ha sfiorato i massimi degli ultimi cinque mesi; il mercato immobiliare, infatti, consuma una grande quantità di metalli. In conclusione, sicuramente la mossa del governo cinese è stata centrale per il rally dei titoli immobiliari cinesi degli ultimi giorni, spinti anche dall’allentamento delle restrizioni sul Covid-19. Tuttavia, bisognerà vedere come questo programma verrà introdotto da un punto di vista pratico. Affinché si verifichi una ripresa delle vendite di immobili, sarà necessario che in futuro la fiducia dei consumatori migliori, richiedendo anche un percorso più chiaro circa la riapertura del Paese.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!