Asset allocation, sul reddito fisso è tornato il valore

Per molti investitori si tratta di un ritorno alle origini per quanto riguarda le obbligazioni, che storicamente sono note per la generazione di reddito, la conservazione del capitale e la diversificazione del portafoglio”. Ad affermarlo è Dan Ivascyn, Group CIO di Pimco, che di seguito risponde ad alcune domande sul tema.

Può spiegarci perché oggi trova interessanti i bond? E quali sono le opportunità per il futuro, visti gli elevati livelli di rendimento?

Per quanto riguarda la sua osservazione, sui mercati del reddito fisso è tornato il valore. Basti pensare ai rendimenti nominali, cominciando dagli Stati Uniti: oggi, lungo la curva dei rendimenti, è possibile ottenere un rendimento obbligazionario di qualità molto elevata. Si possono cercare prodotti a spread di altissima qualità e mettere insieme molto facilmente un portafoglio con rendimenti del 6-6,5%, senza esporsi molto agli asset sensibili dal punto di vista economico.

Molto meglio della liquidità, ma anche piuttosto bene rispetto alle azioni. Quindi, per coloro che hanno conservato liquidità, alla ricerca di un rendimento incrementale, il reddito fisso appare piuttosto interessante. Pensiamo quindi che questi livelli di rendimento più elevati dovrebbero essere un invito all’azione.

D’altra parte, se si è preoccupati per l’inflazione, si può guardare ai vari titoli protetti dall’inflazione e generare un rendimento aggiustato per l’inflazione, o rendimento reale, superiore all’1,5%, in alcuni casi addirittura vicino al 2%.

In effetti, non torniamo a questi livelli di rendimento reale dagli anni precedenti la crisi finanziaria globale.

Oggi ci sono molte opportunità, come anticipato, ma anche fonti di volatilità nei mercati finanziari. Quindi, potrebbe approfondire sulle potenziali fonti di volatilità di cui parlava e di come PIMCO, in quanto gestore attivo, sia ben preparata a gestire questa volatilità?

Da un punto di vista macroeconomico, c’è molta incertezza sulla dinamica dell’inflazione. Noi e altri attori siamo dell’idea che l’inflazione tenderà a diminuire, ma rimarrà spiacevolmente alta.

Riteniamo che questo sarà un tema del 2023, in quanto gli investitori inizieranno a comprendere meglio i potenziali compromessi tra l’azione delle banche centrali volta al rientro dell’inflazione verso i target e l’inevitabile debolezza che ciò comporterà sul fronte economico, con rischi significativi ed elevati di recessione, che ovviamente potrebbero avere un impatto significativo sulla performance degli asset sensibili all’economia, del credito e delle azioni. E poi tanta incertezza dal punto di vista geopolitico, una significativa incertezza sulla politica, sia globale che nazionale. E poi, ultimo ma non meno importante, la struttura del mercato. C’è meno liquidità transazionale rispetto al passato. I mercati sono inclini ad andare oltre ai fondamentali, in particolare quando c’è un cambiamento di attività. Questo può essere un costo per i meno preparati, ma anche un’enorme opportunità per la gestione attiva degli asset.

Lei ha detto che la volatilità è amica di un gestore attivo, ma cosa fate per preparare i portafogli a proteggersi da tutti i rischi che ha appena descritto?

Innanzitutto, la liquidità. Una buona liquidità comporta una certa flessibilità d’investimento. La volatilità ha colto di sorpresa il mercato nel Regno Unito, con conseguenti flussi tecnici in tutta la comunità degli LDI, ed ha nuovamente rappresentato un promemoria del fatto che è di fondamentale importanza mantenere sufficiente liquidità. Perché i mercati possono soprendere. La buona notizia è che abbiamo avuto un periodo pluriennale, dopo la crisi da Covid del primo trimestre del 2020, in cui c’è stato tempo sufficiente, un sufficiente accomodamento da parte delle banche centrali, per raggiungere una posizione di liquidità più attraente o più abbondante. E questa è stata una priorità fondamentale. Quindi, oltre ad avere una visione macro, siamo molto concentrati sull’implementazione e sulla flessibilità. Nel corso delle ultime settimane, siamo stati in grado di mettere all’opera un po’ di questa liquidità, perché abbiamo assistito a vendite forzate.

Avere condizioni iniziali adeguate è un prerequisito importante per poter passare all’attacco, una volta che le valutazioni suggeriscono che si viene ricompensati a farlo per conto degli investitori.

Una questione che continua a essere molto sentita dagli investitori riguarda le opportunità tra i mercati pubblici e privati, viste le variazioni di valutazione che abbiamo visto. Dunque, dove vede valore oggi e come dovrebbero pensare gli investitori all’equilibrio delle opportunità tra i mercati?

I mercati pubblici tendono a rivalutare, e tendono a farlo molto rapidamente. Quindi, i mercati pubblici anticipano il ribasso dei prezzi. Questo vale sia per gli strumenti a reddito fisso che per altri veicoli a capitale permanente negoziati in borsa. Quindi, se si sta mettendo del denaro al lavoro oggi, o se si sta pensando di metterlo al lavoro verso la fine dell’anno, l’insieme delle opportunità pubbliche sembra più interessante oggi. Tuttavia, nell’ultimo decennio circa, si è registrata una grande quantità di emissioni private. Questi mercati sono cresciuti e sono cresciuti in modo significativo. Forse sono cresciuti un po’ troppo rapidamente, come risultato di un indebolimento degli standard generali di sottoscrizione.

Quindi, dal punto di vista dell’investitore e per prepararsi a quella che potrebbe essere un’opportunità molto interessante nel corso dei prossimi anni, riteniamo che le allocazioni alle strategie di credito privato e a vari altri tipi di strategie di capitale condizionato appaiano interessanti come non lo sono state negli anni precedenti la crisi finanziaria globale.

Quindi, in conclusione, oggi i mercati pubblici si preparano a cogliere opportunità nei mercati privati nel corso dei prossimi due anni: pensiamo che sarà un contesto molto ricco di bersagli, non solo nell’ambito del credito alle imprese, ma anche nel settore immobiliare e in altri settori e segmenti del mercato che subiscono l’impatto di tassi più elevati, azioni quotate più basse, spread più ampi. Stanno reagendo con il tipico ritardo che si riscontra nelle opportunità del mercato privato, più vischiose.

Quali sono le cose più importanti che gli investitori dovrebbero tenere a mente in vista del 2023?

Da una prospettiva storica, il 2022 potrebbe apparire come un anno eccezionale in termini di performance al ribasso. Sia nel reddito fisso che nei mercati azionari c’è un ritorno del valore e pensiamo che gli investitori debbano essere pazienti.

È molto difficile prevedere i massimi dei rendimenti e i minimi dei prezzi. Ma con valutazioni migliori, il 2023 dovrebbe essere un anno con meno volatilità e prospettive di rendimento sostanzialmente più elevate. Quindi, ancora una volta, non bisogna cercare di anticipare il mercato. Bisogna essere pazienti, ma iniziare a tornare in un mercato che offre sempre più un valore molto interessante da una prospettiva storica e fondamentale.

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