Investimenti: quattro ragioni per essere ottimisti nel 2023

“Se c’è qualcosa che abbiamo imparato negli ultimi anni è che le sorprese arrivano dai luoghi più impensati quando meno ce le aspettiamo”. A farlo notare è Paras Anand, Cio di Artemis, che di seguito illustra una serie di motivi per essere positivi nell’ottica di investire il prossimo anno.

Quest’anno molti sistemi sono stati messi a dura prova da diversi shock. Non si può ignorare il fatto che l’inflazione sia di nuovo una realtà e che l’era dei bassi tassi di interesse sia finita

Punti di svolta come questo fanno tremare i mercati. Le obbligazioni hanno vissuto l’anno peggiore della loro storia. I lanciatissimi titoli di crescita, che hanno sospinto i mercati azionari a partire dal 2008/2009, si sono trovati improvvisamente a corto dei capitali a basso costo che ne alimentavano il rialzo, ritornando a mangiare la polvere o comunque a volare a livelli più bassi. Le società zombie, almeno quelle che sono quotate in borsa, stanno fallendo.

Molti investitori si stanno adattando al nuovo ordine mondiale

D’altro canto forse è il caso di aspettare un po’ prima di tirare i remi in barca. Infatti, se c’è qualcosa che abbiamo imparato negli ultimi anni è che le sorprese arrivano dai luoghi più impensati quando meno ce le aspettiamo.

Fare previsioni su ciò che è imprevedibile potrebbe perciò non essere del tutto inutile. Vale comunque la pena lasciare uno spiraglio a possibili sorprese e cercare di sfatare alcuni luoghi comuni. E con queste premesse, proviamo a dire la nostra.

Uno shock della domanda dalla Cina

E’ diventato di moda ritenere la Cina un paese in crisi ma non bisogna sottovalutarne l’impatto. In seguito alla crisi finanziaria globale è stata la politica di forte stimolo (soprattutto di spesa) del governo cinese che ha tirato l’economia globale fuori dalla recessione.

L’economia di quel Paese è molto più grande oggi, dato che è triplicata dal 2008. La rigorosa politica di tolleranza zero nei confronti del Covid ha avuto un enorme impatto, per la soppressione della domanda e le relative conseguenze a livello globale. Il rimbalzo della Cina non deve essere necessariamente molto forte perché se ne sentano gli effetti.

Detto questo, dobbiamo partire dal presupposto che in Cina vi sia una domanda repressa, come c’era qui da noi. Quindi, un rimbalzo può essere più forte di quanto possiamo immaginare. Una cosa del genere dovrebbe essere positiva per l’economia globale, specialmente per quella asiatica, ma non per l’inflazione. L’economia non è mai semplice!

Un anno positivo per il Giappone

Per anni, i commentatori che cercano di scorgere sprazzi di luce nel buio economico si sono chiesti perché il Giappone sia conosciuto come il Paese del Sol Levante. La stagflazione, la contrazione della popolazione e le pratiche aziendali obsolete hanno reso il Giappone una perenne delusione.

D’altro canto, è perfettamente possibile che la storia cambi nel 2023. Quella giapponese è la terza economia mondiale e la debolezza dello yen favorisce il settore industriale. Il Giappone potrebbe ricevere enormi benefici da un’economia asiatica maggiormente prospera, grazie ad una lunga esperienza di ristrutturazioni aziendali che dovrebbero averlo messo in condizione di cogliere con successo eventuali nuove opportunità.

Peraltro, il Giappone è un paese che accoglierebbe a braccia aperte un po’ di inflazione.

Le vecchie aziende possono ancora imparare a essere competitive

Si parla molto delle aziende che hanno rivoluzionato interi settori e delle conseguenze delle loro rivoluzioni sugli operatori storici di tali settori. Molte di queste nuove aziende, con le loro tecnologie e la loro strategia centrata più sulla crescita che sulla profittabilità, sono arrivate ad un punto morto nel 2022.

Ciò non significa che la rivoluzione sia finita ma dobbiamo smettere di dare per scontato che le vecchie aziende non possano cambiare. Il rialzo dei tassi di interesse comporterà un aumento dei profitti nel settore bancario, per esempio, grazie a maggiori investimenti nelle tecnologie. Alcune delle società più promettenti in un portafoglio come quello di UK equity income strategy di Artemis hanno più di cento anni.

Queste società sono sopravvissute adattandosi ai tempi nuovi, cosa che continueranno a fare. Non si pensi neanche per un attimo che non possano rivoluzionare le loro attività da sole.

La produttività aumenterà

Quanto sopra è collegato alla questione della produttività. Sembrerà un controsenso ma perché nell’ultimo decennio gli enormi progressi tecnologici sono stati accompagnati da un incremento limitato della produttività?

Le condizioni in cui ci troviamo potrebbero benissimo portare ad un cambiamento di questa situazione.

L’aumento dei salari in un mondo con una disoccupazione relativamente bassa incentiva gli investimenti nell’automazione e nella tecnologia. L’aumento dei prezzi ci porta a cercare l’efficienza e spinge quegli operatori storici di cui ho appena parlato – giganti non così maldestri – ad adottare in modo più diffuso le nuove rivoluzionarie tecnologie. Potremmo essere all’inizio di un vero e proprio boom della produttività, con conseguente aumento degli utili e, in ultima analisi, dei dividendi e dei prezzi delle azioni.

Capisco che tutte queste sorprese sono generalmente positive ma l’ultimo luogo comune che vorrei dissipare è che il 2023 sarà cupo.

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