Asset allocation: reddito fisso più attrattivo dell’azionario, ma serve prudenza

“Il 2022 ha rappresentato un anno di svolta per il mercato obbligazionario, in quanto, come diciamo ormai da alcuni mesi: il reddito è tornato parte integrante del reddito fisso e questo perché riteniamo di trovarci a un punto in cui i rendimenti delle obbligazioni abbiano raggiunto livelli tali da garantire introiti attrattivi rispetto alla loro duration”. Parola di Legal & General Investment Management, che di seguito illustra nei particolari la view.

Sappiamo perfettamente che l’inflazione negli Stati Uniti ha visto una rapida impennata, ma sappiamo anche che sempre più esperti del settore sono convinti che stiamo per attraversare un periodo di recessione; quindi, gli istituti di credito centrali dovranno comunque ridurre i tassi d’interesse per fare in modo che l’impatto di questa non sia particolarmente esteso e profondo.

Infatti, sebbene i primi segnali della recessione saranno osservabili già nel primo trimestre di quest’anno, non saranno comunque sufficienti per delineare uno scenario chiaro.

Solamente nel corso dei mesi sarà possibile capire con sempre maggiore certezza la sua entità e la sua durata e questo porterà verosimilmente a un rally dei titoli di stato.

Detto ciò, sarà comunque necessario prestare attenzione, in quanto la strada verso la riduzione dei tassi d’interesse non si presenta agevole.

In particolare: l’inflazione potrebbe mantenersi su livelli elevati per un arco temporale più lungo di quanto ci si aspetterebbe da un periodo recessivo, la riapertura della Cina potrebbe far rimanere alti i prezzi dell’energia e non è impossibile che i rendimenti dei bond a 10 anni statunitensi possano ritornare sopra il 4%, il che comporterebbe maggiori flussi in entrata nell’obbligazionario rispetto a quelli che ad oggi possiamo prevedere per il 2023.

Alla luce della situazione complessa che ci troviamo ad affrontare, la strategia di LGIM prevede di investire principalmente in quei segmenti del mercato fixed income considerati “sicuri” e di non puntare su quei nomi che presentano un maggiore rischio di default o di downgrade per andare in cerca di un rendimento più elevato.

Per fare un esempio pratico, si considerino le obbligazioni corporate “investment grade”: le aziende che sono riuscite a sopravvivere alla sfida del Covid-19 hanno dimostrato di basarsi su modelli di business in grado di resistere a shock anche molto gravi.

Nello specifico, hanno tratto beneficio dall’aver adottato una politica finanziaria prudente nel 2020, che poi gli ha permesso di ottenere buone performance quando i profitti sono tornati a crescere. La recessione che ci apprestiamo ad affrontare nel 2023 probabilmente ostacolerà queste buone performance e causerà un piccolo deterioramento netto della qualità del credito, ma molto lontano dai livelli osservati nella fase peggiore della pandemia.

Inoltre, data l’inversione a cui abbiamo assistito nel 2022, noi di LGIM riteniamo che interessanti opportunità si presentino anche nella porzione di breve termine delle curve del credito investment grade. Supponendo che gli emittenti selezionati non vadano in bancarotta, riteniamo che questa sezione del mercato offra buoni rendimenti aggiustati per il rischio.

In conclusione, il fatto che i rendimenti si siano attestati su livelli che non raggiungevano da più di un decennio ha reso il comparto del reddito fisso nuovamente appetibile, al punto tale che, a nostro avviso, ad oggi è una soluzione migliore dell’azionario per quegli investitori in cerca di soluzioni in grado di far loro percepire un guadagno dai propri asset.

Questo perché i dividendi potrebbero subire ulteriori pressioni al ribasso in uno scenario ribassista. Inoltre, il fixed income potrebbe rappresentare una soluzione ottimale anche per coloro che hanno deciso di aumentare la liquidità dei loro portafogli, visti i livelli di volatilità di fine 2022.

In particolare, questi investitori potrebbero guardare a soluzioni a breve scadenza, oppure a strategie obbligazionarie riconducibili all’absolute return, così da non dover rinunciare totalmente al rendimento.

 

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