Investimenti: le Borse dicono che la recessione sarà debole

L’inversione della curva dei rendimenti segnala che gli operatori del mercato obbligazionario ritengono probabile una recessione economica nel 2023. Inoltre la spesa per i consumi e il mercato del lavoro, che sono stati sorprendentemente robusti nel 2022, sembrano cedere. Tuttavia, il mercato azionario, sembra propendere per una flessione relativamente contenuta”.  A farlo notare è Philip Bold, portfolio manager di Ethenea Independent Investors, che di seguito spiega il proprio outlook.

I consumatori sono considerati la spina dorsale dell’economia, soprattutto negli Stati Uniti. L’andamento della spesa dei consumatori rappresenta quindi un buon indicatore della salute economica di un Paese. A fronte del doppio impatto dell’aumento dei prezzi (vedi generi alimentari e la benzina) e dell’aumento dei tassi d’interesse (ad esempio sui mutui), lo stress subito dai consumatori nel 2022 è stato il peggiore degli ultimi decenni. Nonostante questo, la spesa per consumi si è rivelata sorprendentemente solida. Sebbene il calo del Pil statunitense nel primo e secondo trimestre si qualifichi, secondo una regola generale, come recessione, quest’ultima ufficialmente non è mai esistita. Tutto ciò ha generato una certa confusione. La crescita negativa del primo trimestre era dovuta al deficit commerciale, mentre la crescita negativa del secondo trimestre era in gran parte dovuta al calo delle scorte. La spesa per i consumi, invece, ha continuato a crescere in modo robusto per tutto l’anno, mentre il contesto sfavorevole del 2022 lasciava intendere tutt’altro.

La forza dei consumi è stata in parte dovuta ai risparmi in eccesso generati dalla crisi del Covid-19, che hanno agito da buffer. Grazie alla combinazione di aiuti governativi e minori spese durante le restrizioni anti-Covid, il tasso di risparmio della popolazione statunitense era aumentato sensibilmente. La Federal Reserve stima che negli anni 2020 e 2021 sono stati risparmiati complessivamente 2.300 miliardi di dollari aggiuntivi. D’altro canto, la solidità del mercato del lavoro ha sostenuto la crescita dei consumi. Alla fine dell’anno, il tasso di disoccupazione del 3,7% si attestava ancora attorno al minimo storico degli ultimi decenni. La stragrande maggioranza della forza lavoro è quindi ancora occupata.

Oggi, tuttavia, entrambi i fattori stanno vacillando. I risparmi in eccesso dei tempi della pandemia si sono gradualmente ridotti a partire dal terzo trimestre 2021. Il calo di queste eccedenze e l’incertezza economica penalizzano la fiducia dei consumatori. Nell’ultimo sondaggio del censimento delle famiglie statunitensi, circa il 40% degli intervistati ha dichiarato di avere difficoltà ad arrivare a fine mese. La pressione sulle fasce di reddito più basse si sta facendo evidente. Allo stesso tempo, il mercato del lavoro sta invertendo la rotta. Sebbene le notizie sui blocchi delle assunzioni e dei licenziamenti provengano soprattutto dal settore tecnologico, sono interessati un po’ tutti i settori. Gli indicatori anticipatori del mercato del lavoro, ad esempio le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, confermano questa tendenza. Tutto questo eserciterà un’ulteriore pressione sul comportamento di spesa dei consumatori.

Il contributo positivo che le spese per consumi fornivano al PIL ancora nel 2022, sembra dunque essere in forse per il 2023. E con i cambiamenti sul mercato del lavoro anche la recessione avrà via libera. Oppure no? L’inversione della curva dei rendimenti segnala una probabile recessione economica. Il mercato azionario, d’altra parte, ha già perso molto terreno nel 2022, il che ha normalizzato in parte le valutazioni, ma una recessione dei profitti sul versante delle imprese avrebbe un ulteriore impatto negativo. Sebbene tutti parlino di recessione, il mercato azionario, che anticipa l’andamento dell’economia reale, sembra prendere in considerazione soltanto una flessione relativamente contenuta”, conclude Bold.

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