Asset allocation: nuove opportunità dai metalli industriali

Nel 2022, a fronte di un generale deprezzamento dei principali metalli ad uso industriale, l’indice MSCI World Metal & Mining ha registrato una crescita dell’8,5%, sovraperformando il mercato azionario globale in calo del 18,5%.

“In Plenisfer riteniamo che tale andamento, a prima vista sorprendente, sia riconducibile non solo alla solidità dei bilanci delle società minerarie ma, soprattutto, alla peculiare dinamica di domanda e offerta dei metalli che appare peraltro ancora sottovalutata in modo significativo dal mercato”. Parola di Marco Mencini, Senior Portfolio Manager Equity di Plenisfer Investments SGR, che di seguito illustra nei particolari la view.

L’offerta e le scorte sono infatti oggi particolarmente limitate dopo anni di ridotti investimenti in nuova produzione. D’altra parte, ottenere autorizzazioni per lo sviluppo di progetti è diventato più complesso (e impossibile in alcune regioni), mentre l’aumento dei rischi geopolitici e l’impatto dell’inflazione sui costi del capitale disincentivano nuovi investimenti. Sebbene prevediamo un modesto rimbalzo dell’offerta nel 2023, una serie di fattori continueranno a limitarla nel medio termine. Tra questi, l’incertezza normativa e fiscale nelle principali regioni minerarie (Cile, Perù, Australia); l’allungamento dei tempi di concessione e di costruzione dei progetti, quintuplicati nel decennio; gli elevati costi energetici, le sempre più frequenti interruzioni delle attività dovute a condizioni meteorologiche avverse a questioni sociali: in Perù, per esempio, Las Bamba, la più grande miniera di rame del Paese e la quinta del mondo, opera ormai al 40%.

Alla fine del 2022 le major globali dell’industria mineraria hanno rivisto al ribasso le aspettative di produzione, con tagli attesi nel 2023 del 5-10%.

Offerta e scorte calano mentre ci sono driver strutturali (quali la decarbonizzazione), oltre che ciclici, che potrebbero sostenerne la domanda nel lungo termine. La domanda potrà, a nostro avviso, crescere trainata dalla transizione energetica – che sosterrà in particolare quella dei metalli ad essa connessa, tra cui il rame – ma soprattutto dalla probabile ripartenza della Cina che tradizionalmente genera il 50% della domanda e che dovrebbe più che compensare il possibile rallentamento dell’economia statunitense (20% della domanda).

In Cina la domanda di materie prime è stata molto debole nell’ultimo anno soprattutto a causa della flessione del mercato immobiliare che stimiamo rappresenti direttamente circa il 35% della domanda globale di minerale di ferro trasportato via mare e il 12-15% della domanda globale di rame e alluminio.

La nostra ipotesi di base è che lo sviluppo immobiliare continuerà a rallentare a un tasso del 10% all’anno per i prossimi tre anni prima di stabilizzarsi. Tuttavia, ci aspettiamo che la spesa dei consumatori, la produzione e gli investimenti in infrastrutture non legate al settore immobiliare possano migliorare nel corso del 2023, più che compensando l’impatto del rallentamento del real estate nei mercati dei metalli.

In conclusione, in Plenisfer riteniamo che l’attesa ripartenza strutturale della domanda di metalli a lungo termine non vedrà per diversi anni un corrispondente aumento dell’offerta.

In Plenisfer stimiamo, per esempio, deficit strutturali che entro il 2030 potrebbero attestarsi per il rame raffinato a 2,5 milioni di tonnellate annue mentre per l’alluminio primario a 5,4 milioni di tonnellate annue.

In tale scenario i prezzi dei metalli saranno sotto pressione e si dovrebbe generare una spinta rialzista che dovrebbe accelerarne il recupero di valore rispetto a quanto registrato nelle precedenti fasi di ripartenza dell’economia.

Tale tesi ha già trovato un primo riscontro nel mese di gennaio durante il quale alcuni metalli industriali hanno registrato crescite di valore di oltre il 10%: il prezzo del rame è passato da 8500 dollari tonnellata di fine anno a circa 9500 dollari tonnellata nei giorni scorsi, mentre l’alluminio, nello stesso periodo, è cresciuto da 2.368 dollari a tonnellata a 2.613 dollari a tonnellata.

La nostra aspettativa di una graduale ripresa dell’economia cinese è una componente chiave della nostra visione positiva a 12 mesi sul settore dei metalli – in particolare per quelli connessi alla transizione energetica come il rame – e rappresenta quindi il principale fattore di rischio da monitorare.

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