Asset allocation 2023: l’anno del ritorno dei bond. la view di Amundi

“Dopo il grande repricing del 2022, il credito globale torna al centro dell’attenzione. L’Investment Grade è favorito per la prima metà dell’anno mentre punti di ingresso per l’High Yield si concretizzeranno probabilmente nel secondo semestre, quando l’incertezza sulla politica monetaria si ridurrà”. Parola di Monica Defend, Head dell’Amundi Institute, che di seguito spiega nel dettaglio la view.

In questa fase di ‘ritorno delle obbligazioni’, livelli di rendimento più interessanti, insieme a minore volatilità dei tassi, hanno determinato un ritorno della domanda per l’asset class a fine 2022. Questa tendenza dovrebbe proseguire quest’anno. Inoltre, dopo la crisi del Covid-19, le imprese hanno generalmente rafforzato i propri bilanci, riducendo l’indebitamento netto e l’incidenza degli interessi. Questo dovrebbe aiutarle a superare il rallentamento economico. Tuttavia, il picco della qualità del credito è probabilmente alle spalle, poiché quest’anno le imprese dovranno affrontare ulteriori sfide, tra cui l’aumento dei costi di finanziamento, il rallentamento della crescita, l’aumento dei prezzi energetici e l’elevato costo del lavoro (quest’ultimo soprattutto negli Stati Uniti), che dovrebbero portare a un aumento dei tassi di default dei titoli ad alto rendimento (HY) nel 2023. Questi fattori richiederanno agli investitori di essere selettivi nella scelta delle opportunità di investimento.

Nel complesso, privilegiamo l’Investment Grade (IG) rispetto all’HY, poiché riteniamo che quest’anno lo spread HY-IG si allargherà. Nello spazio IG, preferiamo il credito denominato in euro e in sterline rispetto a quello in dollari, poiché il primo è molto economico rispetto agli standard storici. Abbiamo una visione positiva sul comparto finanziario, in particolare sulle banche, e sul debito subordinato in euro. Per quanto riguarda il segmento HY, il recente restringimento degli spread ci ha reso relativamente cauti, ma vediamo opportunità per la seconda metà del 2023.

Nel 2023 pensiamo che il mercato si concentrerà sul rallentamento dell’economia. La volatilità delle azioni dovrebbe diventare il principale driver del mercato del credito, con una crescente differenziazione tra settori e singoli titoli in funzione della loro capacità di attraversare un contesto di crescita lenta e di cogliere il rimbalzo che seguirà.

Questo contesto sta creando opportunità per gli investitori globali attivi dopo il forte sconvolgimento del 2022, ma la selettività sarà fondamentale, in quanto potrebbero emergere alcuni rischi specifici, come ad esempio:

Per gli Stati Uniti, la nostra previsione di crescita dello 0,9% per il 2023 riflette l’effetto cumulativo della stretta monetaria. Tale effetto sarà particolarmente evidente nella seconda metà dell’anno. Più l’economia statunitense si mostrerà resiliente ai rialzi dei tassi d’interesse, più la Fed sarà costretta ad alzare ulteriormente i tassi, aumentando così il rischio di recessione. La Fed è pronta a sopportare una recessione per riportare l’inflazione al 2%. Per questo motivo, vede nella stretta monetaria, seppur eccessiva, un miglior rapporto rischi-benefici.

Per Eurozona, ci aspettiamo che l’attività economica rimanga stabile rispetto alla contrazione dello 0,5% che avevamo previsto a fine 2022. In Eurozona, l’attività economica a gennaio è tornata a sorpresa ad una crescita modesta. Il rallentamento dell’attività economica si è rivelato meno profondo delle attese, soprattutto grazie alle politiche fiscali e al clima mite, che hanno contribuito a ridurre i consumi di gas naturale. In Eurozona monitoreremo con attenzione il rischio di stabilità finanziaria nel caso in cui i prezzi energetici restino elevati, poiché la BCE dovrà bilanciare la propria credibilità con la stabilità finanziaria. Riguardo la credibilità, la BCE dovrà mantenere i tassi a livelli restrittivi per evitare il rischio di un aumento persistente delle aspettative di inflazione. Una banca centrale ha pochi strumenti per contrastare l’inflazione da costi. Per quanto riguarda la stabilità finanziaria, gli elevati livelli di debito ed il crescente fabbisogno finanziario limiteranno la volontà della BCE di alzare ulteriormente i tassi. L’emissione netta di titoli di stato, al netto dei flussi della BCE, verrà più che raddoppiata nel 2023.

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