Asset allocation, mercati emergenti: ripresa cinese forse sopravvalutata

I mercati azionari dei paesi emergenti hanno iniziato l’anno con guadagni molto forti. A livello globale hanno guadagnato in media circa l’8% e sono dunque cresciuti più dei mercati azionari sviluppati (circa il 7%). Anche i mercati obbligazionari dei paesi emergenti hanno registrato dei guadagni, non così alti, ma comunque molto forti. Questi rialzi sono stati accompagnati e supportati da un nuovo indebolimento del dollaro USA. Il sentiment degli investitori è nettamente migliorato negli ultimi due o tre mesi. Ciò si è visto anche nei flussi di capitale verso i mercati emergenti (EM), che nelle ultime settimane sono stati positivi sia per le azioni sia per le obbligazioni.

La domanda che si pone ora è se i movimenti al rialzo degli ultimi mesi rappresentino l’inizio di una svolta verso l’alto di lungo periodo o se si tratti semplicemente di una ripresa temporanea“, fanno notare dal Team Cee & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, che di seguito illustra la propria visione.

Nuovo mercato toro o rally del mercato Orso?

Il calo dell’inflazione negli USA, l’indebolimento del dollaro e la veloce “riapertura” dell’economia cinese, nonché un quadro tecnico positivo forniscono validi argomenti per ritenere che l’attuale movimento al rialzo nei mercati azionari emergenti possa durare. Tuttavia, ci sono anche degli argomenti contrari molto importanti. Probabilmente quello che pesa di più è il forte sincronismo del ciclo congiunturale globale del settore manifatturiero con i corsi delle azioni dei mercati emergenti.

La nuova ripresa della Cina viene sopravvalutata?

Diversi indicatori in Cina suggeriscono inoltre che ci sarà un certo boom dell’economia interna, specialmente dei servizi e in particolare del turismo. Ma è probabile che le aree molto più importanti per l’economia globale e gli altri paesi emergenti, come le esportazioni e gli investimenti nel settore manifatturiero, subiranno una contrazione piuttosto che un’espansione. I costi di trasporto globali e le esportazioni asiatiche sono in calo. E non è tutto oro quel che luccica nemmeno sul fronte dell’inflazione globale. La tendenza disinflazionistica iniziata ora è il risultato di una domanda globale in calo a seguito di un’offerta più ampia. Questo indica un nuovo rafforzamento del dollaro USA (che in generale si muove in direzione opposta rispetto alla dinamica congiunturale globale) e corsi azionari più bassi. Inoltre, di recente sembrano aver avuto un’altra svolta anche i flussi di capitale nelle azioni dei mercati emergenti.

A un bivio

È dunque chiaro che l’attuale ripresa dei corsi delle azioni dei paesi emergenti sarà sostituita da una nuova spinta al ribasso verso nuovi minimi? Assolutamente no. È senz’altro possibile che i mercati azionari emergenti “oltrepassino” i dati fondamentali inizialmente ancora deboli e puntino già a una successiva ripresa economica. In uno scenario del genere, i corsi delle azioni EM dovrebbero riuscire a superare in modo duraturo importanti resistenze chiave nelle prossime settimane. Se dovesse verificarsi una tale rottura verso l’alto, si tratterebbe di un segnale forte, anche se non una garanzia, che fra poco i dati fondamentali confermino l’aumento dei corsi. Se questa rottura al rialzo non dovesse riuscire, è probabile che la fase di consolidamento delle azioni dei mercati emergenti continui ancora per un periodo più lungo.

Più chiarezza nei prossimi mesi?

Nel complesso, si può osservare che l’attuale movimento al rialzo delle azioni dei paesi emergenti non è (ancora) supportato dai dati fondamentali e pertanto è soggetto a forti correzioni. Allo stesso tempo, però, vi è la realistica possibilità che i corsi stiano già anticipando qualcosa che si manifesterà nei fondamentali nei prossimi trimestri. L’andamento dei corsi nei prossimi due o tre mesi dovrebbe indicare abbastanza chiaramente per quale scenario propendano i mercati e dove è più probabile che il viaggio condurrà nel medio e lungo periodo.

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