Investimenti: inflazione fa sempre rima con preoccupazione, anche se in calo

L’inflazione dell’Europa di gennaio è risultata in linea con le attese (8,6%, in calo rispetto al 9,2% di dicembre). E negli USA, sempre molto forte è risultato il mercato del lavoro: le richieste dei sussidi alla disoccupazione sono risultate più basse delle stime (192mila contro 200mila atteso) e più basse della scorsa settimana pari a 194mila. Uno scenario che sta ridando un po’ di fiducia alle Borse, al di qua e al di là dell’Atlantico. Nel comparto valutario, per contro, l’Euro/Dollaro resta sostanzialmente invariato.

Nel dettaglio, per quanto riguarda l’inflazione europea, secondo Eurostat, la componente principale è quella dei prodotti alimentari, alcolici e tabacco (+2,94%).

Per l’Italia l’inflazione a gennaio risulta al 10,7%, inferiore al 10,9% della stima flash e al 12,3% di dicembre. Considerando l’intera UE l’inflazione è ora pari al 10%, rispetto al 10,4% registrato nel dicembre 2022. I tassi più bassi sono quelli dichiarati in Lussemburgo (5,8%) e Spagna (5,9%), i più elevati in Ungheria (26,2%), Lettonia (21,4%) e Repubblica Ceca (19,1%).

È il terzo mese consecutivo che l’inflazione si mostra in calo, dopo il livello massimo del 10,6% registrato in ottobre. Sembra il segnale che la politica monetaria restrittiva attuata in primis dalla Bce stia dando i frutti sperati dopo che, negli scorsi mesi, si era è vista costretta ad alzare il costo del denaro in più occasioni preannunciando poi che ripeterà l’operazione ancora nelle prossime settimane.

Per tornare al dato di gennaio, a contribuire ad abbassare il livello del rincaro è stato, in buona parte, il prezzo dell’energia, diminuito, mentre quello dei generi alimentari è in leggero aumento.

A titolo di paragone, in Svizzera, lo scorso mese l’inflazione era stata pari al 3,2%: il livello più basso di tutto il Vecchio continente.

 

 

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