La transizione verso le energie pulite richiede l’adozione di tecnologie innovative, fornendo fonti rinnovabili e sostenibili che sono essenziali per la riduzione delle emissioni di gas serra. E grazie alla transizione energetica, crescerà contestualmente anche la domanda di metalli indispensabili alla realizzazione delle diverse tecnologie verdi, dalle pale eoliche ai pannelli fotovoltaici, passando per le batterie e gli altri componenti di impianti e infrastrutture green.
“Per lo sviluppo delle rinnovabili, della mobilità green e dello stoccaggio dell’energia saranno quindi determinanti il rame, lo zinco, il litio, il nickel. Crescerà anche il consumo degli elementi delle terre rare per i magneti permanenti che sono essenziali per le turbine eoliche e i motori elettrici”. A falo notare è Giacomo Calef, Country manager di NS Partners, che di seguito spiega più nel dettaglio la view.
A prova della crescente importanza di questi metalli, si pensi che un pannello solare da 100 MWh, sufficiente per alimentare 110.000 case, richiede 240 tonnellate di zinco e circa 5,5 tonnellate di rame per ogni MW installato. Anche le pale eoliche hanno bisogno di una serie di metalli, tra cui ferro, rame, alluminio, terre rare e nichel. In particolare, una turbina eolica da 3 MW contiene fino a 4,7 tonnellate di rame, 2 tonnellate di magneti di terre rare e di nichel.
Per quanto riguarda invece le auto elettriche, i loro motori sono realizzati utilizzando tra 2 e 5 kg di magneti delle terre rare e richiedono una quantità di rame da tre a quattro volte superiore rispetto ai veicoli a combustione interna.
Tuttavia la rapidità con cui crescerà la domanda degli elementi sopra citati inevitabilmente si rifletterà, oltre che sulla volatilità dei prezzi, sugli equilibri geo-economici e sulla continuità dell’approvvigionamento; questi metalli provengono da un piccolo numero di Paesi produttori ed è ancora basso il numero di quelli che hanno la capacità di lavorarli.
Infatti, secondo gli studi, nel caso del rame, del cobalto e delle terre rare, i primi quattro produttori mondiali (Australia, Cina, Congo e Cile) controllano ben oltre i tre quarti della produzione globale.
Attualmente a livello globale, tra le principali aziende minerarie, per capitalizzazione di Borsa, si ricordano Rio Tinto (Australia), Glencore (Cile), e Freeport-MCmoran (Usa). In conclusione, sarà opportuno “ritagliare” una parte del proprio portafoglio per cogliere le opportunità di questo trend.