Asset Allocation, Pictet AM: “Sovrappesare i mercati emergenti”

“Nel mondo azionario, tutte le strade portano ai mercati emergenti (ME). Secondo i nostri modelli, gli investitori azionari troveranno valore nel mondo emergente, dove si concentrano prospettive di crescita economica più solide e condizioni di liquidità più favorevoli”. Lo afferma la Strategy Unit di Pictet AM, che di seguito spiega nei particolai la view.

Prevediamo che quest’anno il divario di crescita del PIL tra economie emergenti e sviluppate (attualmente al 2,5%) raggiungerà il massimo degli ultimi 10 anni. Inoltre, l’inflazione è in calo grazie alla rapida e tempestiva stretta monetaria da parte delle Banche Centrali dei mercati emergenti. Proprio le Banche Centrali emergenti si sono date un freno durante la pandemia; grazie alla loro moderazione, la liquidità in tutte le economie in via di sviluppo continua a sostenere gli attivi rischiosi, a differenza delle condizioni negative o al massimo neutrali di gran parte del mondo sviluppato.

La riapertura cinese aumenta inoltre l’attrattiva degli investimenti azionari dei mercati emergenti. I dati di febbraio dell’indice dei direttori degli acquisti (PMI) hanno mostrato che il ritmo di crescita dell’attività manifatturiera cinese è il più sostenuto degli ultimi dieci anni, così come è solida la crescita del settore dei servizi. Anche il dato sulla produzione industriale di febbraio indica una ripresa dell’attività nella regione, sebbene serva ancora un po’ di tempo prima che il rallentamento legato alla fase prolungata di lockdown che ha colpito il Paese possa dirsi del tutto superato.

Considerevole è anche il potere d’acquisto dei consumatori cinesi: secondo i nostri economisti, se ipotizziamo che saranno necessari due anni per spendere i risparmi accumulati durante la pandemia, l’aumento dei consumi dovrebbe essere del 6% all’anno.

Ciò, a sua volta, si traduce in una maggiore domanda di importazioni e in una crescita del turismo cinese: due fattori che dovrebbero stimolare le prospettive economiche, in particolare quelle asiatiche. Singapore, Vietnam e Thailandia potrebbero esserne i principali beneficiari.

Manteniamo pertanto la nostra posizione di sovrappeso per i mercati emergenti e per le azioni cinesi. Considerata la recente correzione, le azioni cinesi paiono particolarmente convenienti. Attualmente sono scambiate con uno sconto del 30% rispetto alle azioni globali, cosa che riteniamo giustificata vista l’unicità dei rischi geopolitici e normativi cinesi. A partire da questi livelli, i rendimenti dovranno essere trainati dagli utili societari e i segnali che giungono da questo fronte sono incoraggianti.

Le revisioni degli utili per le società cinesi sono mutate in positivo e intravediamo un potenziale per ulteriori aggiornamenti al rialzo. Tutto ciò, unito al fatto che il posizionamento degli investitori nei confronti dei titoli cinesi è ribassista, sostiene con forza l’investimento in questa asset class.

Per contro, restiamo cauti sui titoli azionari statunitensi ed europei, malgrado un certo miglioramento delle prospettive di crescita delle due economie. Le valutazioni sono relativamente più care per quanto riguarda gli Stati Uniti, le prospettive di crescita sono anemiche in tutto il mondo sviluppato e le insicurezze legate alla politica monetaria permangono.

Utili deboli

Previsioni sugli utili per azione e revisioni al rialzo per i componenti dell’Indice MSCI All Country World

Fonte: Refinitiv DataStream, IBES, Pictet Asset Management. Dati relativi al periodo dal 24/02/2021 al 01/03/2023

Le prospettive sugli utili rafforzano il nostro posizionamento. Per il 2023, prevediamo una crescita degli utili statunitensi stabile e un calo del 3% degli utili societari nell’eurozona, mentre le aspettative per le economie emergenti si attestano al +11% circa.

Per quanto riguarda i settori, la sanità resta la nostra posizione difensiva preferita. Vediamo opportunità anche nei servizi di comunicazione, che riteniamo offrano un’esposizione a fonti strutturali di crescita e abbiano una valutazione interessante.

Continuiamo a sottopesare i titoli industriali per via delle loro valutazioni elevate (è il settore più costoso del nostro modello), che si potrebbero però invertire bruscamente al primo segnale di debolezza della crescita globale.

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