Asset allocation: l’inizio di un nuovo capitolo per l’investimento value

“Lo scorso anno lo stile d’investimento value è stato uno dei pochi segmenti interessanti tra le incertezze dei mercati finanziari. I titoli value sono stati relativamente resilienti e hanno sovraperformato il mercato di un margine significativo. Hanno anche superato i titoli growth di un ammontare ancora maggiore”. A farlo notare è Richard Halle, gestore del fondo M&G (Lux) European Strategic Value di M&G, che di seguito illustra la propria visione sul settore.

Oltre 10 anni di sottoperformance rispetto ai titoli growth hanno portato a pensare che il value investing fosse giunto al capolinea. Tuttavia, se guardiamo più indietro nel tempo, possiamo notare che negli anni ’80, ’90 e nei primi 2000 il value ha avuto un lungo periodo di sovraperformance. L’investimento value è diventato una strategia consolidata poiché ha funzionato per lunghi periodi di tempo, in diversi cicli di business.

Dal nostro punto di vista, la sottoperformance del value nello scorso decennio è un’aberrazione. Eppure, la performance precedente del value sembra essere stata dimenticata. Crediamo che l’investimento value non sia solo un fenomeno di breve termine con periodi occasionali di sovraperformance; siamo convinti invece che identificare titoli poco amati con valutazioni basse possa essere una strategia vincente nel lungo termine.

Un periodo ricco di sfide

A nostro avviso, uno dei principali fattori che hanno contribuito alla sottoperformance del value nell’ultimo decennio è rappresentato dalle misure messe in atto dopo la crisi finanziaria globale del 2008/9. Le principali banche centrali hanno ridotto i tassi di interesse e avviato politiche di quantitative easing per stimolare l’economia. A ciò ha fatto seguito un’altra massiccia iniezione di QE durante la pandemia nel 2020.

Riteniamo che lo stile value sia in grado di far fronte a tassi d’interesse in calo, ma ha faticato quando i tassi d’interesse sono andati a zero. In questo contesto, gli investitori hanno smesso di prestare attenzione alle valutazioni. Oltre alla sfida del QE, riteniamo che i trend di globalizzazione e l’ascesa delle società cinesi abbiano rappresentato altri ostacoli significativi per lo stile value.

Una nuova narrativa

Nell’ultimo anno però i tassi di interesse sono saliti bruscamente, poiché le banche centrali hanno cercato di contenere l’inflazione elevata. Abbiamo anche assistito al passaggio dal QE al quantitative tightening. Ci sono anche segnali di un passo indietro della globalizzazione (indicato dalla crescita del nearshoring).

Con l’inversione delle tendenze precedenti e l’emergere di nuove dinamiche, come la transizione energetica, crediamo che per molte aziende anche il contesto cambierà. In un nuovo regime, gli investitori potrebbero guardare con più attenzione a titoli che in precedenza erano stati ignorati e rifuggire da quelli che erano stati favoriti; i titoli value potrebbero diventare i nuovi titoli growth e viceversa. Ad esempio, il settore energetico è un’area poco amata (nonostante i guadagni dello scorso anno) che potrebbe potenzialmente beneficiare della robusta domanda e della transizione energetica.

Un ampio set di opportunità

Nonostante il buon risultato dell’anno scorso, riteniamo che il recente rimbalzo del value non abbia ancora esaurito la sua corsa. Gli spread di valutazione tra i titoli più economici del mercato e quelli più costosi rimangono storicamente molto ampi.

Nel corso dell’anno, è probabile che il mercato si trovi ad affrontare alcune questioni importanti, tra cui la guerra in Ucraina, il percorso dell’inflazione globale e le politiche delle banche centrali, oltre la possibilità di una recessione economica. Con una gamma così ampia di possibili risultati, sarà importante avere un portafoglio molto equilibrato.

 

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